[14/11/2006] Energia

Fabbrica di pale eoliche, Marrocco e Francardi rispondono a Legambiente

PIOMBINO. Aprirà una fabbrica di pale eoliche a Piombino? La domanda nasce dall’intervento di ieri di Legambiente che, venuta a conoscenza del progetto, ne chiedeva contezza alle istituzioni. Così abbiamo interpellato l’assessore provinciale alla difesa del suolo Anna Maria Marrocco e l´assessore all´ambiente di Piombino Luciano Francardi. E la risposta alla domanda iniziale, sostanzialmente, è più no che sì.

Assessore Marrocco, può raccontarci la genesi di questo progetto?
«Si tratta di una azienda danese che circa 3 o 4 mesi a mi ha contattato. Il progetto di cui mi parlarono era di una fabbrica di rotori eolici che avrebbe portato lavoro per circa 300 persone. La loro idea era quella di insediarsi in un’area vicino al mare in modo da poter subito imbarcare le produzioni».

Che cosa le ha riposto?
«Mi è sembrato una cosa molto interessante, soprattutto perché credo nell’idea di integrare economia e ecologia e il progetto di una fabbrica di pale eoliche va proprio in questa direzione. Così ho pensato a Piombino e ho messo in contatto queste persone con l’assessore comunale Francardi e con il presidente dell’autorità portuale di Piombino Luciano Guerrieri».

Che cosa ha saputo dei passaggi successivi?
«Che il Comune aveva proposto a questa azienda le aree di Montegemoli e che attendevano una risposta ufficiale. Credo che se ci fosse stata la 398 le cose sarebbero state più facili, comunque spero che questa società si faccia di nuovo viva».

Per sapere le ultime novità abbiamo contattato l’assessore Francardi.

Assessore, come sono andate le cose?
«L’assessore Marrocco mi contattò per spiegarmi la cosa. Poi ebbi un primo incontro con un intermediario della società danese. Mi disse che avevano individuato un’area vicina al porto e alla Lucchini. Io non avevo i tecnici dietro e quindi, dopo aver preso atto delle loro richieste, fissammo un nuovo incontro. Il problema per quell’area è la mancanza di collegamento stradale con il porto. Un’opera che, fu fatto loro presente, avrebbero dovuto eventualmente farsi da soli. Proponemmo loro quindi le aree di Montegemoli anche perché sono Pip e con oneri di urbanizzazione molto bassi. Inoltre i tecnici avevano dato il nulla osta anche alla circolazione eventuale dei camion della società che da Montegemoli avrebbero dovuto raggiungere il porto. Insomma, abbiamo dato la massima disponibilità perché il progetto ci sembrava molto interessante e una bella opportunità per il territorio».

E poi cosa è successo?
«Che dal quel giorno, più o meno due mesi fa, siamo ancora ad attendere una risposta…»

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