[10/11/2006] Comunicati

Il Fai: «L’8 per mille destinato a cultura e alla fame nel mondo è andato alla guerra in Iraq»

ROMA. Il tema del convegno nazionale del Fondo per l’ambiente Italiano (Fai) “La riscossa del Patrimonio – Beni culturali, paesaggio e rilancio economico”, in corso a Roma alla presenza del presidente della Repubblica e che ha visto l’intervento del ministro ai beni e le attività culturali Francesco Rutelli, voleva sottolineare che «beni culturali e paesaggio, se correttamente tutelati, valorizzati e gestiti, possono giocare un ruolo trainante per attivare una nuova e più efficace politica economica, in grado di garantire una crescita armonica e durevole del nostro Paese».

E il folto parterre di amministratori, industriali, economisti, uomini e donne di cultura era chiamato a discutere di un «un patto tra la società civile, quella imprenditoriale e le istituzioni, favorendo la nascita di una mentalità che superi posizioni antagonistiche e che anteponga sempre la qualità nelle scelte future. Proprio la qualità, infatti – si legge in una nota del Fai - sta assumendo sempre più un ruolo chiave nella cosiddetta “economia immateriale”, ovvero quella visione dell’economia che vede proprio nella qualità dei prodotti, in contrapposizione alla quantità, l’obiettivo da perseguire nell’ideare politiche sostenibili».

E la presidente del Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi ha spiegato come il convegno intenda «evidenziare le valenze economiche del nostro patrimonio artistico e ambientale, spesso visti come ostacolo al progresso del Paese e inconciliabili con le strategie di crescita economica di cui abbiano fortemente bisogno. Noi pensiamo che se la collettività rifiuta la tutela e crede che essa incida negativamente sulla possibile crescita economica da tutti auspicata, la battaglia della tutela è persa e, con essa, la futura qualità dei nostri territori».

Ma la platea ospitata nell’ovattato e tranquillo l’Auditorium della Tecnica di Confindustria deve aver sobbalzato quando la gentilissima ed elegante signora Mozzoni Crespi ha portato un clamoroso esempio del disinteresse e delle furbate della politica rispetto alla tutela dei beni ambientali: l´8x1000 per mille che i cittadini hanno scelto di destinare allo Stato per l´arte e al sociale negli anni passati sarebbe stato usato per finanziare la missione militare in Iraq.

«Sono rimasta strabiliata che l´ 8 per mille dato dai cittadini italiani per l´ arte, la cultura e il sociale sia andato in gran parte per la guerra in Iraq e solo una minima parte per la fame nel mondo – ha detto la Crespi - A rivelarmelo è stato Enrico Letta il quale a suo tempo lo aveva riferito in una conferenza stampa ma era stato riportato solo in un trafiletto di giornale».

Il primo commento arriva dal presidente di Legambiente Roberto Della Seta, presente al convegno: «se la denuncia della signora Crespi fosse vera si tratterebbe di un atto gravissimo non solo per l’effetto diretto, e cioè i soldi sottratti ai beni culturali, ma anche per quello indiretto che si traduce nell’aumento della sfiducia dei cittadini verso le istituzioni. Sicuramente quando hanno firmato per l’8 per mille allo Stato non pensavano di andare a finanziare la missione in Iraq. Un grave inganno agli italiani».

La conferma arriva da Giuseppe Vegas, ex vice-ministro dell´economia del governo Berlusconi che in una intervista al quotidiano on-line Affaritaliani.it: «l´otto per mille originariamente doveva essere devoluto tutto agli aiuti al terzo mondo, alla cultura e a cose di questo genere. Poi una parte venne utilizzata per le missioni all´estero. E una parte anche per l´Iraq. Era stata sottratta una parte originariamente poi il resto e´ stato lasciato per le varie scelte che son state fatte sull´otto per mille».

Secondo Vegas a finanziare l’operazione “antica Babilonia” andò circa un terzo della cifra, 800 milioni di euro.

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