[10/11/2006] Rifiuti

L´Italia del recupero vista dal rapporto Unire

RIMINI. Ecomondo ha ospitato stamani la presentazione della settima edizione del rapporto “L´Italia del Recupero”, lo studio annuale sull’universo del riciclo promosso dall’Unire (Unione imprese di recupero), associazione che aderisce a Fise (Federazione imprese di servizi.

Una fotografia in bianco e nero, che evidenzia una crescita dell’industria del recupero ma anche tante e diverse contraddizioni, che allargano su scala nazionale la polemica che in questi giorni sta attraversando la Toscana sulla qualità delle raccolte differenziate.

«La consapevolezza dell’importanza della cultura del riciclo è entrata più nelle case degli italiani che nei corridoi dei palazzi - afferma non senza una vena di polemica il presidente Fise Unire, Corrado Scapino - L’anno scorso denunciavamo come nonostante il quadro normativo del settore del recupero si fosse arricchito e completato con nuove discipline speciali, eravamo ancora molto lontani da un ‘approccio globale’ al recupero. E la situazione oggi non è cambiata: le imprese private di recupero, consapevoli che lo sviluppo della propria attività non può essere affidato a forme di assistenzialismo, chiedono che lo stesso sviluppo non venga almeno affossato da forme di dumping esercitate soprattutto dal concorrente pubblico, in contrasto con la disciplina antitrust, o da recepimenti e applicazioni scorrette della normativa ambientale o dalle lobby dei produttori dei materiali vergini».

Per quanto riguarda il settore del recupero dei materiali di imballaggio, appare tendenzialmente stabile nei comparti “a riciclo maturo” (carta, vetro, legno), mentre è in crescita laddove si evidenziano spazi di ulteriore incremento nell’utilizzo di materiali riciclati da parte dell’industria nazionale (acciaio, alluminio), ovvero in quei segmenti in cui la raccolta interna può sostituire le importazioni di materiali riciclati provenienti dall’estero.

Per i rifiuti diversi dagli imballaggi, ancora è troppo alto il ricorso alla discarica (proprio a causa dei mancati sbocchi di mercato), mentre si evidenzia una percentuale di recupero di materia insufficiente (si vedano in particolare i rifiuti da costruzione e demolizione e i pneumatici fuori uso). I settori interessati da normative recenti (come quello dei Raee - rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche - e quello dei veicoli fuori uso) stanno faticosamente organizzandosi ma sono ancora lontani dagli obiettivi fissati dalla legge.

Le attività di recupero continuano ad essere sospinte dall’incremento della raccolta differenziata pubblica: questa tuttavia è ancora connotata da una evidente disparità geografica e dal fenomeno dell’assimilazione di flussi provenienti da attività produttive, che determina tra l’altro un peggioramento della qualità dei materiali raccolti.

In tale quadro, i privati secondo Unire «giocano un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio, assicurando una rete di impianti di riciclo diffusa sul territorio, non pienamente utilizzata come nel caso della plastica, il cui tasso di utilizzo impiantistico è pari al 56%».

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