[03/11/2006] Energia

Blair, o meglio bleah!

LONDRA. Ci doveva essere il trabocchetto! Aveva infatti positivamente stupito l’enfasi con cui da parte del governo britannico e di Blair in particolare, veniva accolto il rapporto di Stern - consigliere del Tesoro - sulle conseguenze del surriscaldamento del pianeta.

E ci chiedevamo se i dati presentati alla vigilia della conferenza tra la parti sul clima, che si svolgerà a Nairobi a partire dalla prossima settimana, non alludesse al fatto che Blair volesse farsi promotore di una campagna di riavvicinamento degli Usa agli obiettivi del protocollo di Kyoto a fianco dell’Europa.

Oggi sappiamo qual è la modalità con la quale il governo inglese vuole far fede all’impegno di tagliare del 60% al 2050 le emissioni di Co2 per combattere l’effetto serra: il rilancio dell’energia nucleare.

L’energia da fonte nucleare rappresenta oggi, in Gran Bretagna, il 20% dell’energia elettrica, prodotta con 26 centrali. Ma data la obsolescenza di gran parte di esse quella quota è destinata a ridursi sino al 6% entro il 2020, per effetto della chiusura di molti impianti, che già presentano problemi di non poco conto.

Per lo stesso periodo si pensa di raggiungere una quota di energia elettrica pari al 20% attraverso fonti alternative, ma dato che al contempo si vuole ridurre fortemente la dipendenza dal gas, le alternative sono il carbone “pulito” e il nucleare.

Seguendo sul nucleare, l’invito che l’Agenzia dell’energia atomica farà ai governi la prossima settimana (ma già anticipato dal Finacial Times) di spingere per la realizzazione di nuove centrali nucleari, per contenere le emissioni di anidride carbonica ed avere la garanzia di approvvigionamento energetico in maniera indipendente.

Nulla al caso, quindi. Anzi un azione superba, nel senso della pianificazione della comunicazione. Prima si denuncia il problema, a toni alti, e poi il (pseudo) rimedio. Forse farebbe bene anche ad alcuni rappresentanti del nostro Governo un corso a quella scuola di comunicazione, cui si è affidato il governo Blair. Ma non per le soluzioni. Per quello è di gran lunga preferibile il modello tedesco.

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