[27/10/2006] Rifiuti

Grassi (Regione): La riduzione del 15% dei rifiuti? Un obiettivo-manifesto

FIRENZE. Un po’ alla spicciolata ma cominciano a uscire. I dati sulla produzione dei rifiuti in Toscana, e delle raccolte differenziate, ancora non sono stati diffusi da Arrr, l’agenzia recupero risorse della Regione incaricata di stilare le stime ufficiali. Dati che di solito venivano presentati in estate, ma che ancora non sono usciti, salvo appunto sporadiche presentazioni di dati da parte di qualche singolo comune o Ato, peraltro non sempre riferiti allo stesso periodo temporale.

Di certo c’è che oggi continuiamo a basare tutte le considerazioni in tema di rifiuti sui dati del 2004 e siamo fermi agli obiettivi indicati dalla regione di una riduzione di 15% della produzione di rifiuti e del raggiungimento della soglia del 55% di raccolta differenziata.

Al responsabile dell’area Ambiente della Regione, Mauro Grassi (nella foto), chiediamo il perché del ritardo nella presentazione dei dati ufficiali.
«Sinceramente non lo so con precisione. Posso forse ipotizzare, ma è solo una congettura mia, che su questo ritardo abbia influito la vicenda Geofor. Quando c’è di mezzo la procura è evidente che alcuni meccanismi debbano essere ricontrollati con la massima attenzione».

Gli obiettivi del -15% di rifiuti prodotti e di raccolta differenziata al 55% al 2010 comunque restano?
«Certo, è evidente che gli obiettivi restano quelli».

La Regione ha emesso anche recentemente un bando con finanziamenti per incentivare le differenziate, soprattutto il porta a porta. Mentre su questo punto è innegabile che qualcosa si stia facendo (al di là di quelli che poi saranno i risultati), non ci sembra che lo stesso impegno sia messo per ridurre la produzione di rifiuti.
«Anche sulla riduzione noi stiamo lavorando, ma buona parte degli interventi in questo senso non può venire dalla Regione: si tratta prima di tutto di un fatto culturale che poi eventualmente può essere aiutato da norme nazionali. Anche oggi sono a un convegno dedicato al riutilizzo di materiali di scarto e su questo ci stiamo impegnando molto».

Come si concretizza questo vostro impegno? Recentemente l’amministratore delegato di Revet - l’azienda che ricicla il multimateriale in Toscana e che ha lanciato una linea di prodotti riciclati dalla plastica raccolta in gran parte della nostra regione - si lamentava che gli enti ignorano i loro arredi urbani…
«Questo è un problema vero, da una parte manca la ricerca, ma anche dove c’è e si è creato qualcosa come alla Revet non si riesce a concretizzare, d’altra parte la Regione non può mica imporre ai comuni di acquistare un oggetto piuttosto di un altro, qui torna in ballo la cultura…».

In realtà l’obbligo di acquisti verdi è già stabilito dal decreto Ronchi del 1997, dalla Legge regionale 25 del 1998 e ribadita nel 2002 (con soglia del 40% tra l´altro), nonchè dal Decreto Matteoli del 2003.
«Sì è vero, ma si tratta di leggi-manifesto, mica viene la Guardia di finanza e arresta il sindaco se non lo fa. In realtà bisognerebbe cambiare stili di vita, ma su questo la Regione cosa può fare?».

Me lo dica lei cosa si deve fare per raggiungere l´obiettivo di riduzione del 15%.
«Le ripeto, si tratta di un obiettivo politico-culturale, che la società toscana si è data e questo è già importante di per sé. Io posso anche investire un miliardo di euro in formazione, ma devo sapere che i tempi per avere un ritorno sono lunghissimi. Norme nazionali o interventi di grandi gruppi industriali per la riduzione degli imballaggi darebbero sicuramente maggiore frutti».

Mi sembra di capire allora che la riduzione dei rifiuti del 15% sia più una prospettiva teorica a cui tendere che un obiettivo reale?«Diciamo che è una sfida per tutta la comunità, consapevoli che non esiste uno strumento risolutivo».

Insomma un obiettivo-manifesto quindi, come la legge sul gpp?
«Più o meno… lo chiami pure un obiettivo-manifesto».

E del tavolo regionale sulla gestione degli impianti di smaltimento dei rifiuti nell´area metropolitana che notizie può darmi, dato che se ne è perso un po´ traccia?
«Non è vero che si è perso traccia, anche la scorsa settimana c’è stato un incontro».

E il risultato è stato un nuovo rinvio, no?«Effettivamente questa storia dura da un po’ troppo tempo, com’è abitudine in Toscana. Però stanno emergendo fatti nuovi: c’è il decreto Bersani, i progetti di liberalizzazione da parte del governo e poi c’è questa proposta dei sindaci per la costituzione di una holding regionale dei servizi pubblici».

Non pensa che questa iniziativa dei sindaci si ponga in contraddizione con quanto elaborato dall’assessore Fragai nel documento preliminare alla legge sui servizi pubblici, laddove si ipotizza non un’unica società ma la suddivisione in 3 macroaree?
«No, sinceramente direi di no, perché la legge porrà degli obiettivi minimali, e nel patto si prova ad andare ulteriormente avanzi, anzi si aiuta questo processo verso il mondo delle multiutility. Il rischio semmai è quello di andare indietro… ma mi sembra che molti amministratori stiano capendo che siamo ormai all’ultima spiaggia».

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