[26/10/2006] Rifiuti

Enea e Federambiente: «Termovalorizzatori inevitabili»

ROMA. «Il ricorso ai termovalorizzatori è inevitabile». Lo affermano Enea e Federambiente che hanno presentato oggi, al workshop da loro organizzato, il primo rapporto sul recupero energetico da rifiuti urbani. In Italia a fine 2005 erano 52 gli impianti operativi, in 49 di questi viene effettuato il recupero energetico. Nel 2004 sono stati trattati circa 4,2 milioni di tonnellate di rifiuti.

«I termovalorizzatori – ha detto Daniele Fortini, presidente di Federambiente - producono emissioni nocive pari a 100 auto nello stesso territorio e nello stesso periodo di tempo. Certo che la raccolta differenziata va incentivata e potenziata ma è una modalità e non una soluzione». Il problema della raccolta differenziata, lo abbiamo ricordato tante volte, è che comunque produce un residuo che è rifiuto non riciclabile (almeno nella maggior parte dei casi). E secondo Fortini va trovato un posto proprio a questo residuo: «Tutto ciò che non è riciclato va termovalorizzato, e ai cittadini che protestano diciamo no all´ incenerimento di tutti i rifiuti. Prima bisogna ridurli alla fonte, quindi applicare il riciclaggio. Ma diciamo anche che poi o si manda la frazione residua ai termovalorizzatori per produrre energia, e in questo gli impianti italiani sono molto efficienti, o si nasconde questo residuo sotto terra, in discarica, e questo è criminale».

«Le tecnologie per produrre fumi bianchi - ha detto il Commissario straordinario dell´Enea, Luigi Paganetto - ci sono. Le percentuali dipendono dal consenso. L´Enea è pronta a dare il suo contributo alle amministrazioni locali in termini di competenze e capacità tecnologiche per il trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti, con particolare riguardo alla loro valorizzazione energetica».

Nessuno ha parlato delle nanopolveri, che secondo gli studi del professor Montanari provocano infiammazioni che a loro volta possono sviluppare anche il cancro e vengono prodotte da qualunque combustione e anche quindi dagli inceneritori. Lo stesso Fortini a Greenreport aveva detto che la comunità scientifica internazionale lo ignora.

Enea e Federambiente hanno parlato di «approccio innovativo» per il settore della termovalorizzazione dei rifiuti sottolineando che «oggi le tecnologie consentono emissioni di fumi molto al di sotto dei livelli previsti dall´Ue e dall´Italia stessa che adotta, rispetto all´Unione, norme ancora più severe. E questo rappresenta un punto di riferimento forte».

A stretto giro di posta è intervenuta Laegambiente sottolinenandio, attraverso il suo responsabile del settore scientifico Stefano Ciafani, che «Il recupero di energia da rifiuti è una soluzione sostenibile solo se praticata dopo politiche di riduzione e riciclaggio da raccolta differenziata, per la parte combustibile dei rifiuti residui». «Ci sono inoltre – ha aggiunto - due importanti questioni irrisolte: il controllo dei cosiddetti microinquinanti, come le diossine e i metalli pesanti, che solo in pochissimi casi vengono monitorati in continuo; e la produzione di energia elettrica da rifiuti, anche non biodegradabili, che riceve incentivi pari a quelli devoluti per le fonti rinnovabili, quali solare ed eolico, in palese contraddizione con la direttiva europea». «Per evitare un’ennesima infrazione comunitaria – ha concluso - , l´Italia deve al piu´ presto rimediare a questa violazione, escludendo la frazione non biodegradabile dei rifiuti dalle fonti incentivate».

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