[24/10/2006] Comunicati

Il Wwf al governo: «Riscrivete il codice ambientale in coerenza con le norme Ue»

ROMA. Il Wwf scrive a Prodi, ministri vari e presidenti delle commissioni ambiente di Camera e Senato per esprimere preoccupazione sul primo schema di decreto correttivo del «Codice ambientale».

«Sull’approccio e sul metodo che hanno caratterizzato l’intero ciclo di vita del ´Codice ambientale´ – scrive il segretario generale Michele Candotti – è evidente che scontiamo ora, come ampiamente previsto, la stessa natura e le stesse storture originarie della “legge delega”, con le relative accelerazioni compiute nella predisposizione dei testi, le mancate consultazioni e l’assenza di un vero coinvolgimento con tutte le parti interessate da questa necessaria quanto complessa opera di riordino normativo e legislativo».

Il Wwf ricorda che allora le critiche erano rivolte all’assenza di concertazione «venne risposto che le questioni di metodo erano irrilevanti o strumentali, che ciò che contava era la sostanza dei provvedimenti, e, quindi, il merito delle disposizioni contenute nello schema generale e nei singoli decreti attuativi. Ora, paradossalmente, è proprio (e solo) la questione di metodo che viene sollevata da più parti rispetto all’iter di correzione ora avviato dal Governo: le imprese chiedono maggior coinvolgimento e attenzione e le parti politiche si appellano al Governo affinché si dia ascolto alle “istanze del paese reale”, evitando normative farraginose, complesse e quindi, di fatto, inapplicabili».

Per il Panda invece la questione vera è un’altra: «E’ chiaro che molte norme e disposizioni vadano riviste, semplificate, armonizzate, come è chiaro che una normativa che sacrifichi lo sviluppo e la competitività del sistema – paese (o che ignori importanti spinte di innovazione tecnologica e di prodotto) sia improponibile, poco lungimirante e sostanzialmente nociva al Paese. Ma ciò significa affrontare in modo ordinato, trasparente e competente le specifiche questioni di merito e di contenuto del Codice ambiente e delle sue disposizioni; significa predisporre, senza ma e senza se, un coerente piano di allineamento con le disposizioni europee; ma significa anche sgombrare il campo da un equivoco che emerge costantemente nelle argomentazioni pubbliche, e cioè che il codice ambientale riguardi primariamente la strategia di sviluppo economico del paese e non l’insieme delle regole del gioco e della tutela dell’ambiente che determinano, in trasparenza, il “patto di coesistenza” tra le parti».

L’associazione ambientalista teme un approccio esclusivamente economicista ed imprenditoriale a cominciare dalla tematica dei rifiuti che rischia di esaurire tutta la discussione, mentre il codice ambientale «copre temi attuali e cruciali per l’Italia quali le bonifiche, la difesa del suolo, la gestione delle acque, il danno ambientale, l’inquinamento atmosferico. Perché non si entra nel merito di tutti questi temi oggetto di riforma? – chiede il Wwf al governo - Non ci preoccupano i costi per le imprese e per la collettività imposti dall’ormai conclamato dissesto idrogeologico del paese? E ci è indifferente il fatto che l’Italia è ancora il solo Paese dell’Europa a non aver nemmeno iniziato l’iter formale di recepimento della complessa e cruciale direttiva europea sulle acque? Abbiamo abbandonato definitivamente il principio di “chi inquina paga”?»

Gli ambientalisti chiedono di riscrivere urgentemente alcune regole di base per affrontare le riforma del quadro giuridico ambientale.

«Questo richiede – scrive Candotti – una leadership proattiva, coinvolgente ed un nuovo ´gentlemen agreement´ tra le parti: innanzitutto, è chiaro come sia ormai irrinunciabile procedere alla revisione profonda del testo, attraverso modalità di più ampia condivisione e coinvolgimento delle parti; è altrettanto chiaro come la riscrittura del testo debba recepire correttamente le regole europee e l’evoluzione delle stesse; la forma deve essere chiaramente interpretabile e applicabile dagli operatori sociali ed economici, dagli amministratori pubblici del nostro Paese e da magistrati e forze dell’ordine chiamati a far applicare le regole, per evitare interpretazioni discrezionali dei testi, conflitti di attribuzione e distorsione delle regole della convivenza comune e del mercato; e chiaro deve essere l’obiettivo finale della normativa, che è quello di un vero e proprio, esplicito patto di tutela ambientale».

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