[24/10/2006] Energia

Oggi possiamo ancora scegliere il (e non essere costretti al) risparmio energetico

LIVORNO. Ma non è solo il Wwf con il Living planet report, a lanciare l’allarme per il pianeta. A farlo è anche la Iea, agenzia internazionale per l’energia, che presenterà il proprio rapporto il 25 ottobre a Roma e che ne dà alcune anticipazioni su la Repubblica di oggi.

Proseguire con gli attuali livelli di incremento delle emissioni di anidride carbonica (sono il 20% in più nell’ultimo decennio) per la mancanza di politiche energetiche adeguate non è più ammissibile. «Significherebbe trovarsi immersi in uno scenario da brivido. Entro la metà del secolo avremmo più che raddoppiato - rispetto ad oggi - sia la domanda di energia che le emissioni di gas serra. Sarebbe un incubo» dice il direttore dell’Iea Claude Mindell.

Ma che il surriscaldamento del pianeta è ormai un dato di fatto sotto gli occhi di tutti e non una ipotesi catastrofista di qualche associazione ecologista, se ne è accorta anche l’Australia, che sino ad ora ha negato e continua a negare - insieme agli Usa- la sua partecipazione al protocollo di Kyoto, ma cerca di correre ai ripari per frenare l’emergenza climatica che sta creando danni enormi alla sua economia.

Il governo di Canberra ha annunciato infatti un piano governativo di 500 milioni di dollari australiani per “limitare le emissioni nocive” come ha dichiarato alla radio il premier John Howard, e che sembrerebbero soprattutto destinati alla ricerca di tecnologie per utilizzare il carbone - di cui l’Australia è tra i principali esportatori oltre che tra i maggiori consumatori - riducendo però le emissioni di anidride carbonica o trovando le modalità di sequestrarle nel sottosuolo.

Tornando al rapporto della Iea, il dato interessante è che non si limita ad indicare i tempi stretti d’intervento per scenari drammatici da qui al 2050, ma indica anche quali dovrebbero essere questi interventi, nell’ambito di un percorso virtuoso. L’obiettivo dovrebbe essere quello di bloccare ai livelli attuali le emissioni di CO2, senza però limitare la crescita economica. E secondo il direttore dell’Iea questo è possibile ricorrendo alle tecnologie che garantiscono una migliore efficienza energetica e che potrebbero dare un contributo di almeno il 40% per raggiungere l’obiettivo di stabilizzazione delle emissioni di gas serra. Oltre a questo i settori d’intervento dovranno riguardare l’edilizia (su cui si possono ottenere risparmi sino al 70% dei consumi energetici), l’industria dove dovrebbe essere ridotta dal 20 al 50% la bolletta energetica, grazie a processi a maggiore efficienza. Infine i trasporti dove ancora molto si può fare per ridurre i consumi energetici in particolare mettendo sul mercato auto con efficienza doppia rispetto al passato e guardando all’uso di combustibili alternativi.

Facile a dirsi, e secondo qualcuno (vedi intervista a Massimo Scalia su Greenreport del 18 ottobre) nemmeno sufficiente ad evitare effetti così profondi da mettere in discussione i concetti e la pratica di democrazia che abbiamo finora acquisito. Ma è necessario però che dalle parole si passi alla pratica e che si pensi a politiche mirate e cogenti.

Come dice anche Chicco Testa del comitato organizzatore del Wec, il prossimo congresso mondiale sull’energia che si svolgerà a Roma a novembre 2007, che lamenta la mancanza “di un indirizzo politico più stringente”.
Secondo Chicco Testa, tutti gli interventi descritti dal rapporto Iea, sarebbero a portata di mano. «A cominciare dall’efficienza energetica che è la più conveniente tra le fonti energetiche che abbiamo a disposizione».

Dimenticando anche lui che ancora più a portata di mano ci sarebbe il risparmio energetico, per cui tra l’altro il libro verde della Commissione europea ha fissato l’obiettivo del 20% entro il 2020. Almeno questo di obiettivo potremmo provare a rispettarlo.

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