[23/10/2006] Comunicati

D´Angelis: «Io propendo per la holding unica dei servizi pubblici»

FIRENZE. Il dibattito sulla riorganizzazione dei servizi pubblici a livello regionale non si placa. E tra le varie proposte in ballo, non sembra avere facile strada nemmeno quell’obiettivo minimo rappresentato dalla società di scopo per la gestione degli impianti di smaltimento della frazione minimale dei rifiuti tra le tre province della piana.
Abbiamo chiesto un commento a Erasmo D’Angelis, presidente della Commissione ambiente regionale.

D’Angelis, a che punto siamo con le proposte sui servizi pubblici locali? Lei che ha in mente a questo riguardo?
«Intanto una premessa: basta con le parole non è più il tempo delle dichiarazioni d’intenti ma quello di agire concretamente.
Tutti concordiamo che c’è bisogno di una seconda rivoluzione nei servizi pubblici in Toscana e tra l’altro rischiamo di arrivare in ritardo rispetto a un governo che varerà una liberalizzazione a livello nazionale. Su questo la Toscana si deve muovere.
La Margherita ha presentato già due anni fa una proposta di legge per riunificare a tre gli Ato esistenti».

Ma un conto è l’aggregazione degli Ato, un altro è la creazione di una holding tra le aziende che gestiscono i servizi.
«Sì, ma l’accorpamento degli Ato ne è la premessa. Per la Toscana o si cambia in pochi mesi o si diventa terra di conquista di grandi e medi gruppi italiani o europei.
Il Piano regionale di sviluppo va in questa direzione e dobbiamo aprire uno scenario di forte innovazione e di scelte innovative dalla parte dei consumatori e degli utenti e dei lavoratori delle imprese. Partiamo da un punto: le nostre aziende sono circa 60 con 11.000 dipendenti e un fatturato di circa 1,5 miliardi l’anno. Messe insieme sono un impero ma adesso sono prigioniere della sindrome della municipalizzata, frammentate, ognuna con le sue strategie e il rischio che corrono è quello della marginalizzazione in un mercato dinamico a livello europeo. La semplificazione avvenuta 20 anni fa che ha accorpato le piccole aziende comunali, è già superata e adesso siamo terra di conquista».

Ma secondo lei è preferibile l’ipotesi di tre macroaziende come emerge dal documento preliminare della legge sui servizi pubblici di cui è relatore l’assessore Fragai, o una unica holding a livello regionale che è alla base dell’iniziativa dei sindaci?
«Io propendo per la holding unica, perché la massa critica è il livello regionale. Solo così puoi reggere il mercato, altrimenti diventi facile preda di aziende a capitali misti, come i gruppi che ormai sono entrati in Toscana nella gestione dei servizi pubblici. Oggi siamo tutti maturi per un salto di qualità per la riorganizzazione e il passaggio a una società multiservizi. E’ l’unica possibilità che abbiamo di reggere sui mercati globalizzati. E oltretutto su scala regionale puoi aprire a capitale privato senza timori di sudditanza».

Lei dice che siamo maturi, ma dal dibattito non sembrerebbe. E quando potrebbe avvenire questo passaggio?
«Sicuramente con il varo della legge Fragai, che arriverà in Consiglio regionale entro l’anno, si può dare una buona accelerazione».

La proposta dei sindaci potrà influenzare l’articolato della legge?
«Senza dubbio. Bisogna poi considerare che ad esempio per l’acqua, i proprietari delle sorgenti sono i comuni e i sindaci sono su questa lunghezza d’onda. E’ poi evidente che andranno anche riordinate le competenze: il sindaco non può essere controllato e controllore del servizio».

E sulla riduzione dei Cda che questa aggregazione potrà significare, crede che anche questo sia un elemento di freno?
«A me questo populismo antipolitico non piace affatto. Non è solo questione di spreco e di costo della politica, c’è anche questo aspetto, non vi è dubbio, ma ci sono politici con enormi competenze. È evidente che se vai a ridurre i Cda tocchi un aspetto delicato, ma non puoi tenere tanti livelli decisionali, devi semplificare. Il punto vero è che ci sono resistenze campanilistiche ma è l’ora di guardare alla realtà dei territori. Sulla scelta di un termovalizzatore si è perso anche troppo tempo e dobbiamo andare verso una azienda unica a livello metropolitano. C’è un paradosso da far emergere: nelle campagne elettorali degli ultimi vent’anni, gli slogan usati erano tutti volti alla città metropolitana, alla necessità di fare sistema, di costituire la città della piana: è ora di concretizzare questi slogan e le questioni relative a acqua, rifiuti, ma anche i trasporti, o le affronti a livello metropolitano o non le risolverai mai».

Ma non c’è il rischio che andando verso una holding unica si allontani sempre più la partecipazione dei cittadini, che già adesso sono considerati utenti e alla fine saranno e sempre più solo “utenze servite”?
«Questo è un aspetto importante, ma la partecipazione nelle aziende piccole non ce l’hai. E’ più facile ottenerla su una scala regionale dove inseriremo per legge nella normativa regionale alcuni strumenti per la partecipazione, per esempio un osservatorio, ovvero un ente terzo che controlli sul servizio a garanzia del cittadino».

Lo inserirete nel disegno di legge Fragai?
«Sì. E’ uno degli obiettivi da inserire nella legge. Un Osservatorio a garanzia del cittadino lo puoi fare solo a scala regionale e per legge».

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