[23/10/2006] Urbanistica

Amiata-Val d´Orcia, sì al parco purché sia regionale

PISA. Il comunicato dell’assessore Artusa sul Parco dell’Amiata credo meriti un commento ed anche un apprezzamento perché finalmente la vicenda di Montichiello fuoriesce dal rigido binario urbanistico in cui in troppi l’hanno confinata. Tanto più nel momento in cui Firenze si appresta ad ospitare un appuntamento nazionale dell’Inu che sicuramente si occuperà anche dei problemi toscani.

Artusa ricorda che specialmente in quell’area tanto chiaccherata operano normative regionali e vincoli internazionali i quali però diversamente da quanto avviene in tante altri parti della regione non sono gestiti – diciamo pure - nel rispetto della norma.

Da qui – e non da ora - una serie di equivoci e ‘furbizie’ che hanno prodotto guai e screditato una normativa peraltro valida e unica nel panorama nazionale.

Ha fatto bene quindi l’assessore Artusa a richiamare tutte le istituzioni regionali e locali (nessuna esclusa) ad una seria riflessione e impegno per dare risposte che non possono esaurirsi nella ‘buona urbanistica’ ammesso che la si possa fare al di fuori di un contesto ambientale che richiede anche altri e non meno impegnativi interventi.

Sul futuro della Val d’Orcia l’assessore regionale mi pare avere ben chiaro che non ci si possa limitare a parlare dell’ecomostro. In che senso? Dal comunicato mi pare emergere l’esigenza di guardare a quell’area e a quelle contigue come ad un territorio esteso e variegato che meriterebbe la istituzione di un parco. L’idea è tutt’altro che peregrina e la Toscana ha senza ombra di dubbio le carte in regola e la credibilità per farsene carico.

Ma non per farne un parco nazionale come è scritto in un documento regionale rimasto finora piuttosto clandestino. Lì operano già strumenti e vincoli regionali che la regione deve raccordare, estendere ma in una proiezione fortemente ancorata al proprio territorio.

La portata nazionale di un intervento nella area Amiata-Val d’Orcia non è data da una presenza amministrativa dello stato, ma dalla capacità della regione e degli enti locali: comuni, comunità montane e province in ‘leale collaborazione’ e senza deleghe ad altri di avvalersi di norme, esperienze e risultati di cui la toscana può andar fiera.

Allo stato va chiesto un impegno a sostegno di questo sforzo non solo finanziario. Ma la partita debbono giocarsela i toscani nell’interesse anche nazionale e non solo.

Torna all'archivio