[12/10/2006] Consumo
SIENA. La Commissione europea ha aperto all’utilizzo di trucioli di quercia per invecchiare artificialmente il vino, una pratica che ha visto decisamente contrari gli agricoltori e gli ambientalisti italiani. Si vuole così contrastare l’ingresso sul mercato europeo di vini americani, australiani e sudafricani “barricati” con questa tecnica. Chiediamo a Flavio Tattarini (nella foto), presidente dell’Enoteca Italiana, cosa ne pensa di questa decisione dell’Unione Europea.
«Le decisioni della Commissione europea non si discutono, si applicano – esordisce Tattarini – E l’applicazione della decisione dovrebbe essere fatta nella maniera più rigorosa possibile, per evitare possibili truffe. Se si seguono coerentemente le indicazione e le autorizzazioni questo si può fare. Fermo restando che da questa decisione rimangono fuori i vini di qualità, doc, dcgc ecc., e che l’Italia consentirà la pratica dei trucioli solo nei vini da tavola».
Appunto, non c’è il rischio che si crei un mercato del vino per i ricchi, quello del doc, ed uno per i poveri, quello del vino da tavola?
«I vini da tavola sono da tavola, e già oggi destinati ad un mercato di massa. E non mi sembra del tutto sbagliato nobilitare questi prodotti con tecniche che li migliorino. Il problema non è che così si contamina il vino dei poveri, non è il diverso trattamento tra poveri e ricchi, ma la qualità del prodotto che viene offerto ai consumatori. Non è un caso se già oggi la legge prevede per il vino una piramide di qualità che offre prodotti diversi, di diversa qualità e di diverso prezzo, e non è nemmeno che chi non ha i soldi è costretto a bere il vino con i trucioli. Invece, a chi non riesce a raggiungere i doc si deve dare un prodotto di qualità ad un prezzo diverso».
E allora il problema quale è?
«E’ il problema della filiera lunga della produzione e commercializzazione del vino, ad iniziare dal prodotto che esce dalla vigna, e che non riguarda solo i produttori... Certo bisogna stare attenti che il legno nel vino non porti ad un’alterazione del prodotto vino, alle possibili frodi e sofisticazioni, che il vino possa essere prodotto a tavolino, senza valorizzare il lavoro che parte dalla vigna, dalla vinificazione, dal lavoro e dalla cultura che stanno dietro una bottiglia di vino. Le multinazionali stanno spingendo verso il vino come prodotto industriale – conclude Tattarini – bisogna invece garantirne la naturalità, la qualità e la tracciabilità di un prodotto fortemente legato al territorio di produzione».