[10/10/2006] Rifiuti

Campania, ordinaria amministrazione dell´emergenza rifiuti

NAPOLI. La “terra dei fuochi”, il triangolo tra Napoli, il Vesuvio e il Sarno ha di nuovo appiccato la miccia. Le strade sono di nuovo dominate da immondizia accumulata e gente che per protesta o perché non ce la fa più gli dà fuoco. Scuole costrette a chiudere, chiese che non celebrano la messa.

Emergenza nell’emergenza. Ma forse potremo dire ordinarietà che si incancrenisce, sempre di più ogni giorno che passa. L’emergenza a Napoli, in Campania e via via nelle altre città e regioni del mezzogiorno d’Italia è cronaca non da giorni o da mesi, ma da anni. Si ripetono le ordinanze, cambiano i commissari e i gli staff tecnici, ma la situazione rimane immutata. Anzi per onestà qualche cosa si muove, perché in alcune province e in alcuni comuni si prova a dare una sterzata, ad andare avanti da soli e qualche amministratore caparbio ce l’ha anche fatta. Sia in Campania, che in Calabria o in Puglia e in Sicilia. Ma il problema grave di fatto rimane. E i risultati delle indagini epidemiologiche sfornano bollettini di guerra.

Ci hanno provato in tanti a mettere fine all’emergenza e a provare a varare piani per riportare gradualmente il sistema alla normalità. Ma hanno, per ora, fallito tutti. Chi più chi meno. Ci riprova adesso Guido Bertolaso, il capo della Protezione Civile che investito direttamente dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, comincia un´altra delle sue sfide. Napoli dopo lo Tsunami. Ha dichiarato che in dieci giorni al massimo riuscirà a ripulire la Campania e che entro l’anno sarà pronto un piano di smaltimento dei rifiuti.

Ma dove metterà le oltre 7mila tonnellate (duemila sono a Napoli città) che si producono ogni giorno in Campania, se delle tre discariche
(Tufino, Villaricca e Difesa Grande) che il governo ha ordinato di riaprire, già una
(Difesa Grande) è indisponibile perché messa sotto sequestro dalla magistratura? E se le popolazioni di Villaricca e Tufino che aspettavano la bonifica anzichè ulteriori rifiuti proclamano già le barricate? E se le regioni “vicine” sia geograficamente sia per la situazione di emergenza che le unisce, hanno già dichiarato che non ne vogliono sapere? Così la Calabria, così la Puglia, così il Lazio.

Forse allora stanno già scaldando i bruciatori in Germania, unica ancora di salvezza che già ha avuto modo di dimostrare la sua “solidarietà”.

Non c’è notizia purtroppo nelle cronache di queste giorni. Non c’è notizia nelle parole del vescovo Crescenzo Sepe quando dice: «pulire la città dalla violenza e da tutto ciò che inquina. Pulire, pulire in ogni senso».
La notizia sarebbe se vi fosse al centro della politica un vero e rinnovato impegno nel cercare di porre davvero al centro dello sviluppo del paese il problema delle regioni del mezzogiorno.

«Senza sicurezza niente sviluppo» ha detto Prodi a Locri per ricordare l’omicidio Fortugno e ha annunciato un piano sistematico contro la criminalità organizzata «che sia di lungo periodo, non teatrale, ma profondo».

Speriamo che non rimangano parole di circostanza. Speriamo che lo Stato abbia davvero deciso di trasferirsi al sud, non con l’esercito o con forze speciali d’intervento, ma con interventi concreti che diano un segnale alle popolazioni che vi abitano che lo Stato esiste e che ognuno di noi ne fa parte, con diritti e doveri. Segnali che facciano mutare la cornice entro la quale si colloca la Campania come del resto l’intero Mezzogiorno, in cui per dirla con le parole di un magistrato quale Donato Ceglie che ha una lunga esperienza in questa regione «registriamo un mix micidiale di anarchia, degrado e illegalità di fronte al quale prevalgono, purtroppo cinismo e indifferenza».
A partire dai rifiuti.

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