[03/10/2006] Comunicati

Finanziaria e ambiente. Duccio Bianchi: uno sforzo positivo

LIVORNO. Il dibattito sulla finanziaria si presenta acceso sia da parte dell’opposizione che annuncia battaglia in parlamento e manifestazioni di piazza, sia nelle file della maggioranza dove si preparano già emendamenti per mitigare l’effetto della ristrutturazione dell’Irpef . Molte le osservazioni sul fatto che gli eventuali vantaggi per i ceti deboli introdotti dalla finanziaria potrebbero essere azzerati dalle tasse locali che, per il mancato trasferimento dei fondi nazionali, i comuni saranno costretti ad utilizzare.

I comuni avranno infatti la possibilità di intervenire con le cosiddette tasse di scopo, che hanno avuto il via libera proprio con la finanziaria. Si tratterà di vedere se anche a livello locale si utilizzerà lo stesso sistema di redistribuzione utilizzato con la legge nazionale: in quel caso non saranno penalizzate le categorie più deboli.

In molte città d’arte si pensa soprattutto alla tassa di soggiorno, che andrebbe ad incidere sui turisti e non sui residenti. E già questo sembra un buon segnale.

Ma i segnali particolarmente interessanti di questa finanziaria riguardano soprattutto il comparto ambientale: dal fondo rotativo contro le emissioni inquinanti che prevede in tre anni un impegno di 600 milioni di euro (200 milioni di euro a partire dal 2007). Un fondo che servirà a reperire nuove risorse: il meccanismo prevede infatti di attivare un sistema di investimenti grazie ai finanziamenti a tasso agevolato in 7 categorie prioritarie: dalle energie rinnovabili al trasporto pubblico urbano.

Si parla infatti di microgenerazione diffusa; impianti di piccola taglia per l´uso delle rinnovabili per la produzione di elettricita´ e calore; sostituzione di motori elettrici industriali con potenza superiore a 45 Kw con motori ad alta efficienza; incremento dell´efficienza nel civile e terziario; eliminazione delle emissioni di protossido di azoto dai processi industriali; interventi strutturali sulla mobilita´ urbana (mezzi elettrificati, recupero di linee ferroviarie dismesse, ecocombustibili); progetti pilota di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e di nuove fonti di energia a basse emissioni o a emissioni zero.

Anche per la difesa del mare i fondi previsti hanno un respiro lungo tre anni per complessivi 30 milioni di euro e sempre triennale sarà il capitolo finanziario per contrastare l’abusivismo nei parchi e per la lotta alle ecomafie. Viene istituito poi un fondo per lo sviluppo sostenibile mentre e si prevede di attivare un piano d´azione nazionale sugli acquisti verdi, con una operazione di risparmio che verrà definito con un apposito decreto, nei due mesi successivi all’entrata in vigore della finanziaria.

Infine viene rifinanziata la difesa del suolo con 200 milioni e i parchi avranno 20 milioni in più rispetto agli anni precedenti.
Tutto bene, insomma?

Abbiamo rivolto la domanda a Duccio Bianchi (nella foto), dell’istituto Ambiente Italia

«Dal punto di vista generale probabilmente sarebbe stato utile un maggior sforzo perché il sistema di tassazione fosse basato meno su capitale e lavoro e maggiormente sui consumi. Questo approccio corrisponde ad una linea generale che si rifa all’uso di risorse fiscali basate più sulla tassazione dei consumi e che avrebbe anche più senso in un paese come il nostro che ha grandi problemi di evasione, che si manifestano però molto di più al momento della dichiarazione dei redditi ma molto di meno al momento dei consumi!

E gli interventi dal punto di vista ambientale, le sembrano sufficienti?
«C’è sicuramente da sottolineare in maniera positiva uno sforzo per introdurre una serie di misure che hanno carattere ambientale. Su cui bisognerà valutare meglio quali saranno gli impatti, ma sicuramente rispondono alla logica di diffondere la cultura ambientale. Senza dubbio però questo lo si legge molto di più negli interventi previsti per l’efficienza energetica delle macchine industriali e dei frigoriferi e nell’edilizia e molto meno sul sistema di tassazione auto».

Non le sembrano adeguati i provvedimenti previsti nel settore dell’auto per contrastare l’inquinamento atmosferico?
«Vi sono due osservazioni da fare: riguardo all’incremento della tassa di circolazione, si poteva vincolare il bollo in maniera più esplicita rispetto ai consumi. Vi sono già adesso tabelle disponibili che permettono di farlo, magari servono delle tecnicalità ma non è poi così complicato intervenire penalizzando le auto che consumano di più a chilometro percorso. E’ molto più lineare come approccio e sarebbe stato anche meno demagogico rispetto alla tassa sui Suv. L’altra riguarda una perplessità che ho sull’esenzione del bollo sugli euro 4. Questo significa non avere misure di contenimento sull’aumento del parco auto. Tra l’altro la sostituzione di un modello Euro 1 o Euro 3 con l’Euro 4 ha un significato molto basso da un punto di vista ambientale. Mentre infatti la sostituzione delle auto Euro 0 con quelle Euro 1 ha voluto dire grossi abbattimenti in termini di CO2, da Euro 3 a 4 vi sono livelli di miglioramento quantitativamente impercettibili, che non giustificano davvero questi incentivi al ricambio. Inoltre c’è da sottolineare che con gli interventi previsti, le emissioni più importanti ad oggi per l’inquinamento atmosferico, cioè le pm10, non vengono nemmeno considerate. La misura Euro 4 è inutile sulle auto diesel, anzi senza filtri antiparticolato hanno emissioni di pm10 maggiori a quelle delle auto a benzina prima dell’Euro. Insomma è un invito al consumo mascherato da misura verde».

E sull’annunciato piano nazionale sugli Acquisti Verdi?
«Questo è un altro capitolo importante. Ma c’è da farlo. E speriamo che si proceda nella direzione giusta. Sino ad ora si è solo complicata la strada per dare un vero impulso a questo settore. Non ci sono società registrate e quindi diventa impossibile fare le gare. Era molto meglio individuare quali dovevano essere i criteri e lasciare poi le aziende all’autocertificazione».

Un ultima battuta sul fondo per le ecomafie, che è una delle novità previste nel capitolo sulle norme ambientali. Crede che basterà incentivare la repressione?
«Certo che no, bisognerebbe agire soprattutto sul lato dei controlli. Dovremmo far funzionare un sistema di controlli che invece non funziona come dovrebbe. Il sistema di contabilità sulla produzione dei rifiuti- il mud - non viene usato correttamente. Vi sono centinaia di aziende che ci sono sulla carta perché hanno fatto la comunicazione, ma in realtà non esistono.
Sicuramente esiste un grosso problema di smaltimenti illegali che hanno determinato danni ambientali nel nostro paese, ma esiste - soprattutto in alcune regioni - una grande quantità di rifiuti che vanno a finire nel cassonetto degli urbani quando invece urbani non sono».

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