[31/01/2006] Acqua

«A Caracas, fra gli indios tutti piume e computer portatili»

ROMA. «Se devo ricordare un elemento che può incuriosire noi occidentali, penso ai rappresentanti delle tribù che partecipavano alle riunioni. Indios vestiti con piume colorate e con il viso percorso dai loro segni caratteristici, ma con il computer portatile sotto il braccio. E’ stupefacente la capacità di conciliare la fedeltà alle loro tradizioni culturali con le esigenze di comunicazione».
Massimo Serafini (nella foto), della segreteria nazionale di Legambiente, è tornato da poche ore dal Venezuela, nella cui capitale, Caracas, si è appena chiuso il Forum sociale mondiale, dove l’Italia era presente con Legambiente, con il Forum ambientalista, e con rappresentanti di Cobas, Rifondazione comunista, Ds. A lui abbiamo chiesto di tracciare un bilancio dei temi discussi durante i seminari nei quali si è articolato il forum.
«Il tema centrale della conferenza – dice Serafini – è stato il confronto sui beni comuni: acqua, energia, istruzione. Sono questi gli argomenti che hanno largamente sopravanzato il resto di tutto ciò che in questi forum è presente. E questo è un fatto molto significativo».
Perché?
«Perché sull’acqua, la gestione, la pubblicizzazione, più in generale la questione dell’acqua come bene dell’umanità, dall’America Latina arrivano movimenti reali, di lotta, di massa, di opposizione all’ingerenza delle multinazionali, quelle europee in particolare, che stanno dando l’assalto alla risorsa. La questione della risorsa idrica ed energetica può essere causa di conflitti e di guerra, pensiamo solo alla Palestina. E’ importante che questo movimento per una diversa globalizzazione, o se vogliamo contro la globalizzazione neoliberista, abbia assunto la questione ambientale come centro dell’opposizione al liberismo».
E la questione energetica?
«E’ l’altro grande pezzo in cui si rileva uno sforzo verso le energie rinnovabili e verso l’affermazione di un altro concetto molto caro agli ambientalisti: l’accesso all’energia, il diritto ad avere disponibilità energetica per tutti i popoli. Le popolazioni del Sudamerica, in particolare, si rendono conto che l’eccessiva dipendenza anche da risorse che pure in gran parte possiedono, penso al petrolio sia in Venezuela che in Ecuador, rischia di mettere da parte, espone questi popoli a un modello di sviluppo in gran parte rifiutato. Insomma, il tema su cui il movimento tenta di rilanciarsi ha davvero forti connotazioni ambientaliste».
Ma ci sono state conclusioni vere e proprie dei lavori del forum?
«Il seminario sull’acqua si è chiuso con risoluzione unitaria che coinvolge 40 paesi sul contratto mondiale dell’acqua. Quello sull’energia con un impegno a scambiarci informazioni e tenere in rete una comunicazione permanente fra i vari movimenti: l’idea di azioni comuni coordinate sul piano mondiale comincia a passare, ciò è confortante perché dà minore ritualità e maggiore capacità di lavoro a questi raduni annuali. E rafforza l’esigenza di uscire dal generico e di avere un bilancio sulla battaglia per il bene comune».
Che clima si è respirato a Caracas?
«Un clima di grande entusiasmo, dovuto soprattutto alla preponderanza di delegazioni e di presenze dell’America Latina. Dove si percepisce una grande effervescenza derivante anche dal successo delle sinistre in Cile e da quello di Morales in Bolivia. Ma colpisce anche il declino del presidente brasiliano Lula: rischia di trascinarsi dietro i segnali che giungono dal resto dell’America Latina».

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