[27/09/2006] Acqua

Anche l´impronta idrica lascia il segno

FIRENZE. Con la stessa filosofia che ispira l’indice numerico “impronta ecologica”, restringendo l’applicazione ad una singola matrice come l’acqua, otteniamo un altro importante indicatore come l’impronta idrica.

Vista la scarsità della risorsa specialmente in alcune aree del mondo, avere “misuratori” del fabbisogno idrico di una nazione che possano dare indicazioni per attuare cambiamenti degli stili di consumo, è fatto di per se importante. Saranno poi le “politiche” a livello globale che condizioneranno il raggiungimento di determinato obiettivi.

L’impronta idrica di una nazione, indicatore proposto dall’Unesco, è «la quantità totale di acqua utilizzata per produrre beni e servizi consumati all’interno della nazione stessa». Tiene conto di diversi fattori come ad esempio la quantità totale dei consumi, il tipo di consumi (cioè se sono alimenti ad alta concentrazione di acqua), il clima (nelle regioni calde ad alto tasso di evaporazione i consumi idrici per l’agricoltura sono più elevati), l’efficienza delle tecniche di irrigazione.

Naturalmente non tutti i beni che vengono consumati in un paese sono prodotti dallo stesso. Quindi il “mercato” ha ispirato una suddivisione per l’impronta idrica: quella “interna” misura i volumi di acqua utilizzati per produrre beni e servizi utilizzati dal mercato interno, mentre quella “esterna” tiene conto dell’acqua utilizzata per la produzione di beni importati.

I flussi dell’”acqua virtuale” (quantità di acqua necessaria a produrre un bene o un servizio) per le materie esportate e per quelle importate sono volumi rispettivamente da sottrarre e da aggiungere alla quantità di acqua utilizzata da una nazione per produrre beni e servizi al suo interno. L’operazione complessiva fornisce la water footprint.

I dati dell’Unesco riportano un’impronta idrica media pro capite per gli abitanti del pianeta di 1240 metri cubi annui, con divari notevoli tra diversi paesi: gli Usa hanno un’impronta idrica media di 2480 m3 annui (ma l’Italia con i suoi 2330 non è da meno), mentre la Cina ha un’impronta di 700 m3 annui pro capite.

Impronte elevate sono da collegare ad uno sviluppo industriale notevole ma anche a consumi molto alti di proteine animali. Per l’Italia inoltre sono da considerare notevoli flussi di acqua virtuale relativa a beni importati.

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