[22/09/2006] Rifiuti

In Maremma una torcia al plasma per incenerire i rifiuti speciali?

MASSA MARITTIMA (Grosseto). E dopo gli inceneritori, i rigassificatori, gli impianti a pirolisi e i dissociatori molecolari adesso sul panorama dello smaltimento dei rifiuti arriva anche il plasma.
L’impianto è stato infatti proposto per bruciare i rifiuti speciali che giacciono ancora in attesa di trattamento sull’area degli ex impianti di Fenice Capanne, nel comune di Massa Marittima, in provincia di Grosseto.

Si potrebbe allora disquisire se l’area è idonea o meno e se la tecnica è la più adeguata per quel tipo di attività. Ma il fatto è che in quell’area, era stato insediato un centro che doveva inizialmente funzionare come piattaforma di riciclaggio della plastica post-consumo.

L’azienda che nel 1996 aveva scelto quell’area per la piattaforma di riciclaggio era la Polyteckne, che ha dovuto chiudere i battenti nel 2002, perché di tutt’altri rifiuti si occupava, pur non avendone le autorizzazioni, tanto che i lavoratori addetti alla lavorazione di rifiuti presentarono ad un certo punto livelli assai preoccupanti di piombo nel sangue.

La Polytecne risultò infatti il terminale della lavorazione, per altro non autorizzata, di rifiuti pericolosi contenenti un mix di ebanite; in particolare batterie esauste che provenivano da altre piattaforme che Eni, proprietaria del sito in cui l’azienda operava, possedeva in altre regioni (Lombardia) e che per via di autorizzazioni mancanti, non potevano proseguire nell’attività intrapresa. Da lì l’origine delle alte concentrazioni di piombo che si sono poi ritrovate nel sangue degli addetti.

La vicenda che è stata anche oggetto di inchiesta della Procura di Grosseto, mai giunta al termine, si è però conclusa a marzo del 2002 con un´ordinanza della Provincia che in intimò la sospensione delle attività lavorative alla Polyteckne fino a quando l’azienda non avesse provveduto a rimuovere i cumuli di rifiuti pericolosi stoccati illegalmente nei piazzali.
Il finale è assai scontato: l’operazione è troppo costosa e l’azienda non la esegue.

Per prendere tempo - e già sono passati due anni- nel luglio 2004 la Polyteckne ricorre al Tar e impugna l’ordinanza di sospensione, che il Tar accoglie. Infine la recentissima e definitiva sentenza del Consiglio di Stato dà ragione alla Provincia. Ma la bonifica chi la fa? Polyteckne? Senz’altro a lei spettava il compito di portar via tutti i rifiuti pericolosi accumulati, ma naturalmente Polyteckne chiama in causa anche Eni, come proprietaria sia del sito sia dei rifiuti non trattati. E quindi – morale della favola - nessuno dei due si muove. Anche perché nessuno incalza.

Nel frattempo si legge la notizia che ci potrebbe essere un “terzo” che toglie le castagne dal fuoco. Un consorzio di diversi gruppi industriali di nome Care, che propone la costruzione di un impianto al plasma, che potrebbe intanto ripulire l’area infestata da Polytekne, bruciando tutti i rifiuti pericolosi abbandonati, e poi naturalmente proseguire nell’attività di smaltimento di rifiuti pericolosi, provenienti da altre aziende. Cento tonnellate al giorno di rifiuti, che verrebbero trattati in un impianto di cui ancora si era sentito parlare poco nel panorama delle tecnologie osteggiate o presentate come “la soluzione”.

Si tratta di un impianto (proposto recentemente anche in Liguria) che impiega un sistema - chiamato torcia al plasma - capace di produrre altissime temperature in un´atmosfera povera di ossigeno, tali da provocare uns dissociazione termochimica nei materiali investiti. Se il materiale è organico, si otterrà un gas di sintesi – il syngas - se è inorganico subirà una vera e propria fusione. Le torce al plasma nascono e si sviluppano infatti principalmente nell’industria metallurgica e chimica per la fusione dei rottami e dei metalli e come sistema di vetrificazione dei rifiuti pericolosi.
Hanno lo svantaggio di non essere stati molto sperimentati- soprattutto in Europa- e quindi poco si sa sulla loro funzionalità.

Ma come la pensano in Maremma di questa soluzione?
Intanto si è espresso il Forum Ambientalista Toscano che sottolinea la pericolosità di un impianto del genere in un sito già fortemente inquinato, e che indica come unica strada percorribile, quella della rimozione del mix di ebanite (senza però dire dove questi rifiuti dovrebbero essere portati) a cui dovrebbe seguire la bonifica del sito e finalmente l’avvio di un’attività diversa.

Preoccupazione è stata espressa anche dall’Udc in Regione, che sulla vicenda ha presentato anche un’interrogazione.
Meno preoccupati sembrano essere invece alcuni enti locali, che ne vedono anzi l’opportunità, oltre a chiudere con la vicenda Polyteckne, di risolvere anche il problema delle ceneri di pirite, residui ingombranti, sia per quantità che per pericolosità, lasciati in eredità sul territorio ancora una volta – neanche a dirlo - proprio da Eni.

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