[22/09/2006] Comunicati
LIVORNO. Consideravamo ieri come il mezzo (donazioni a favore dell’ambiente elargite da ricconi nel corso del Clinton Global Iniziative) giustificasse il fine (farsi pubblicità, fare propaganda elettorale e magari scaricare anche un po’ di tasse).
Ben vengano quindi i 3 miliardi di dollari che il proprietario della Virgin, l’inglese Richard Branson destinerà a progetti per la riduzione dell’effetto serra: secondo gli accordi firmati ieri davanti a Bill Clinton il gruppo Virgin investirà tutti i profitti dei prossimi 10 anni delle sue divisioni aerea e ferroviaria in iniziative per l’energia rinnovabile, sia all’interno dell’azienda che in investimenti per la ricerca, la produzione, e la distribuzione di nuovi carburanti biotecnologici, oltre che per la riduzione delle emissioni attuali.
Per quanto siano apprezzabili queste donazioni (non è certo la prima, vedi Bill Gates, Buffet, la famiglia Mc Donald’s…), il ‘capitalismo compassionevole’ non può che affrontare la questione ambientale come ha sempre fatto: cioè pensando ad interventi come questi per alleviare gli effetti di una crescita che resta dogma inamovibile dell’economia di tutto il mondo. Del resto non a caso il nome con cui vengono chiamati è "Greenbacks Pack”: un gioco di parole tra il nome con cui negli Usa vengono chiamati i dollari (greenbacks) e quello che richiama invece generalmente all´ambiente.
Dall’altra parte dell’economia, cioè nelle istituzioni, non si sta però tanto meglio. Ancora non esiste e non sembra neppure tanto vicina a sorgere nella coscienza dei politici, una governance ambientale degna di questo nome, coerentemente capace di leggere la sostenibilità delle varie scelte che si trova ad affrontare. Governance ambientale che non esiste in America, non c’è ancora in Europa, e tantomeno in Italia.
E purtroppo dobbiamo dire nemmeno Toscana. Regione storicamente di sinistra, regione storicamente più o meno attenta all’ambiente e alla valorizzazione del suo territorio, regione che vanta un tavolo di concertazione proprio per mettere in atto quel tipo di governance, ma che in questi giorni ha perso un’occasione colossale, per fare un atto concreto in quella direzione.
Claudio Martini (nella foto) infatti ha annunciato un aumento delle tasse automobilistiche (il 10%) e dell’imposta regionale sulla benzina (+2,58 centesimi al litro), che tra l’altro sono le uniche due leve fiscali disponbili per le regioni. La possibilità di incidere sulla leva fiscale era già prevista nel Prs approvato a luglio e nel corso degli ultimi anni 10 regioni l’hanno già utilizzata mentre la Toscana era finora riuscita a farne a meno, lasciando le cifre di sua competenza invariate da 9 anni.
Al di là dell’entità della manovra, che per una famiglia toscana media significherà 70-80 euro in più all’anno, quello che si coglie è l’incapacità degli amministratori toscani di leggere l’ambiente e la sostenibilità ambientale con una visione d’insieme, come cioè un nesso fondamentale di tutte le politiche, economiche, sanitarie, sociali. In una parola come integrazione fra le politiche, di cui tra l´altro lo stesso Martini è depositario.
Perché Martini non ha presentato questi aumenti (probabilmente legittimi) come un’ecotassa finalizzata a mitigare i problemi dell´inquinamento?
Perché non ha fatto riferimento alle emissioni di CO2 prodotte ogni anno in Toscana dal traffico veicolare? Perché non ha ritenuto utile ricordare che intervenendo sul traffico è possibile contribuire a rallentare l’effetto serra e ridurre la differenza tra quanto ci siamo impegnati a fare con il protocollo di Kyoto e quanto l’Italia, e anche la Toscana, sta invece facendo? Perché non ha colto l’occasione delle indicazioni arrivate dal Parlamento europeo, intenzionato a studiare regole che consentano ai singoli stati di applicare tasse di immatricolazione e circolazione variabili in base alle emissioni inquinanti e al rendimento del combustibile utilizzato? Gli Stati membri dovranno cioé essere incoraggiati ad applicare incentivi fiscali coordinati per le autovetture con livelli di emissione inferiori ai limiti divenuti obbligatori nel quadro della direttiva 98/69/CE (Euro 4), e perché la Toscana slow, la toscana ogm free, la toscana sostenibile e all’avanguardia, non si è fatta anticipatrice di una misura del genere, visto che proprio adesso aveva bisogno di rivedere le proprie leve fiscali?
Queste domande Martini e la sua giunta, compreso l´assessore all’ambiente, non sembrano essersele poste, dato che il nesso pure lampante tra traffico-ambiente-salute, non è stato nemmeno aleggiato. Eppure anche questi sono temi del Prs. Ed anzi il giorno dopo l’Irpet, forse imbeccato dalla stessa Regione, si è affrettato a sostenere che «un aumento così limitato dei costi della benzina, non condizionerà gli utenti nell’utilizzo dell’auto». Ovvero si può stare tranquilli: l’auto si continuerà ad usare quanto e più di prima, lasciando accuratamente da parte i dati appena sfornati dall’Organizzaizone mondiale della sanità, che ha stimato 8mila morti l’anno in Italia a causa dello smog, e in 7milioni l’anno le giornate di lavoro perse per le malattie causate dall’inquinamento veicolare. E non basta certo partecipare alla giornata di città senz´auto - in programma oggi - per risolvere il problema.
Un mix di allarmi, di necessità, di fotografie, che non è balenato nel pensiero degli amministratori toscani e neppure nel resto della società, visto che anche sindacati e imprenditori continuano a polemizzare sull’equità fiscale delle misure proposte da Claudio Martini.
Eppure un’ecotassa finalizzata alla riduzione del traffico e a un nuovo modello di mobilità privata cittadina, avrebbe sicuramente ripercussioni positive proprio sulla salute e la qualità di vita delle fasce più deboli che si intende salvaguardare con le nuove entrate. E quindi, in prospettiva, renderebbe anche meno oneroso il costo di assistenza e delle politiche sociali.
Ma questo non è avvenuto. E allora non ci resta che aspettare qualche ricco filantropo che un giorno anche in Toscana verrà a donare il suo compassionevole capitalismo per allievare e correggere i danni di oggi (sempre fatta salva la crescita, ovviamente, anche del traffico).