[21/09/2006] Urbanistica

Ospedali di area vasta, il budget ignora la partecipazione

LUCCA. Leggo sulla vs. rivista i commenti dell’assessore regionale alla sanità Rossi e di altri sul problema dei quattro nuovi ospedali da costruire in Toscana nell’ambito del programma di Area Vasta. Come lei sa, questo programma ha dato adito a contestazioni nelle tre città di Pistoia, Lucca e Massa, tanto che si sono costituiti comitati dei cittadini (Massa e Lucca), mentre a Pistoia sono insorte le associazioni ambientaliste.

Noi contestiamo tre ordini di fatti:

1) il metodo, di cui la risposta data al vs. giornale da Rossi è un ulteriore esempio. Le decisioni sono state prese solo a livello politico, senza consultare né i cittadini, ne le loro associazioni. (...) L’unica sinistra che abbia compreso il problema è stata Rifondazione Comunista (a Lucca), la CGIL (a Prato) e i Verdi (a Pistoia): ma sono stati presto messi a tacere. Vediamo se posso motivare questa mia accusa passando ad esaminare il merito del problema.

2) Programma di Area Vasta. Il programma è concepito in termini di budget, per cui la regione Toscana intende risparmiare, concentrando la sanità sulle tre sedi universitarie (Firenze, Pisa e Siena) più Grosseto. Il risparmio si ottiene riducendo il numero di posti-letto nelle città di Prato (-110), Empoli (-0,53/mille abitanti), Lucca (-100) e Massa (-200) (dati tratti dal documento CGIL-FP di Prato, ricerca aggiornata al 1-8-05 e dal documento FIALS Lombardia del 14-6-06).

Tutti gli altri ospedali rimangono con lo stesso numero di posti-letto. Inoltre, nel caso di Prato, i metri quadri per posto-letto del nuovo ospedale saranno 100 contro la media nazionale di 150 dei nuovi ospedali in costruzione o recentemente costruiti, per cui i posti-letto effettivamente disponibili (teme la Cgil) saranno assai meno di quelli dichiarati dalla regione. Non ho dati per le altre tre città. Ma ciò che è ancora peggio, nei quattro nuovi ospedali si prevede solo una breve degenza (alta intensità di cura); per la media e lungo degenza solo il cosiddetto “Ospedale di Comunità”, che ospedale non è perché non ha un organico medico permanente e i pazienti saranno seguiti dai medici di famiglia quando e come potranno. Alternativamente si promette una rete di assistenza domiciliare. (...)

Come si fa a non vedere che questo programma si ripercuoterà negativamente sulla classe economicamente più debole, e solo nelle città toscane minori (quelle elencate sopra), mentre le altre non subiranno alcuna decurtazione? Perché questi risparmi sulla pelle della povera gente e delle città politicamente meno importanti? Le alternative possibili per le città prese di mira dal programma di Area Vasta saranno o di dare sviluppo a cliniche private per la media e lungo degenza (come già avviene per la psichiatria, e come avviene anche per la medicina generale nelle regioni Lazio e Lombardia dove l’assistenza è almeno convenzionata) oppure di dover affluire per ogni degenza che superi 7-10 giorni al centro universitario più vicino (già sovraccarico), per cui i familiari saranno costretti giornalmente a fare il viaggio avanti e indietro con il mezzo di cui possono disporre (non tutti hanno la macchina). Dov’è finito il concetto che la salute è un diritto e che l’assistenza sanitaria deve essere un servizio pubblico?

3) Si aggiunga che la strada scelta dalla regione Toscana per realizzare questo programma scellerato è quello del “project financing”, per cui il costruttore partecipa alla spesa in cambio di vantaggi che derivano dall’appalto dei servizi di base (mensa, lavanderia, sterilizzazione etc.). Questo è quello dichiarato ufficialmente, ma in effetti il costruttore ha anche interesse sulla destinazione urbanistica delle aree ospedaliere che verranno dismesse, trattandosi in genere di aree inserite o adiacenti al contesto urbano, ove il costo del terreno è molto alto, mentre i nuovi ospedali saranno costruiti in posizione decentrata e quindi urbanisticamente meno appetibile (a Pistoia l’ex-campo di volo, a Lucca a 3 km. dalla circonvallazione in area ristretta e senza viabilità adeguata, a Massa in zona palustre, a rischio idrogeologico, sismico e ambientale come risulta dalla perizia giurata del geologo R. Caniparoli). La riprova di ciò sta nell’affermazione, più volte ripetuta dall’assessore Rossi, che il concorso per il progetto dei nuovi ospedali era legato indissolubilmente alla loro localizzazione nelle aree prescelte (cosa tecnicamente falsa, come affermato dalla sentenza del Consiglio di Stato, quinta sezione del 10 maggio 2005, comma sei, nonché dai pareri legali in nostro possesso degli studi Merusi, Stancanelli e Malinconico).

(...) Di fatto a Lucca si parla già della vendita a privati del terreno dell’attuale ospedale (è stato pubblicato il progetto di uno studio privato per la vendita del 70% del Campo di Marte, e addirittura l’attuale presidente della Provincia Baccelli e il presidente dell’Ordine degli Architetti hanno auspicato una “gara europea” per la sua riutilizzazione), fondi con i quali l’azienda Usl di Lucca si ripropone di finanziare la sua quota parte per la costruzione del nuovo ospedale (28 milioni di €), fondi che non ha, e che non potrebbe mai ottenere dalla dismissione degli ex-ospedali (psichiatrico di Maggiano, pneumologico di Carignano e psico-pediatrico di Ariano) in rovina e assolutamente non commerciabili.

L’impressione è che, sotto le apparenze del “regalo” di un nuovo ospedale, tecnologicamente più avanzato (ma penalizzante in effetti il servizio sanitario), si nasconda una grossa speculazione edilizia.

Mi sembra che ci siano tante e tali motivazioni che imporrebbero ad una amministrazione regionale che volesse considerarsi corretta, trasparente e “democratica” di rivedere tutto il progetto, consultando approfonditamente le cittadinanze coinvolte e le loro organizzazioni (professionali e sindacali), e non decidere come spesso accade il tutto a livello esclusivamente politico.

* presidente del comitato “Lucca per una Sanità Migliore"

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