[20/09/2006] Rifiuti

Concimi organici: tracciabilità, qualità e cassonetti a chiave

BOLOGNA. Nuova Geovis spa di Bologna è la prima società europea del settore ad avere certificato la tracciabilità dei propri prodotti, che sono concimi organici e ammendanti agricoli ricavati dal compostaggio dei rifiuti. Per capire l’importanza di un’iniziativa del genere e la filosofia che guida questa azienda controllata dalla holding Hera e partecipata dalla cooperativa Unieco, abbiamo chiesto il perché di questa scelta all’amministratore delegato Uber Barbieri.

«Innanzitutto voglio precisare bene – spiega Barbieri – che la rintracciabilità per noi non rappresenta un obiettivo, ma uno strumento utile alla nostra azienda per aumentare la trasparenza del processo produttivo e quindi la fiducia dei consumatori e dei rivenditori».

Lei tocca subito il cuore del problema. Perché il mondo agricolo è ancora piuttosto scettico sui prodotti derivati da raccolta differenziata?
«Fin troppo facile dire che dipende da alcuni casi eclatanti avvenuti in qualche impianto di compostaggio. Spesso gli agricoltori si sono sentiti messi in mezzo ma più in generale bisogna guardare a cosa chiede il mondo agricolo italiano: noi abbiamo un’agricoltura relativamente di nicchia e di qualità, è impensabile allora pensare di continuare ad avere prodotti di qualità se tutta la filiera non risponde allo staesso standard. Per questo noi oggi rispondiamo in modo trasparente alle inquietudini di un mercato oggi titubante: mettiamo cioé l’utilizzatore in condizione di sapere cosa utilizza.
Di fatto si è applicato alla produzione di ammendanti e concimi il sistema che c’è nel campo alimentare, affidando a Dnv il compito di certificare la rintracciabilità di tutti i nostri prodotti, a marchio Nuova Geovis e a marchio Xena. Noi oggi riusciamo quindi a dire chi sono stati i conferitori, quali i comuni e quali le aziende che hanno portato i loro scarti di lavorazione, per esempio quelli provenienti dalle aziende di conserve di pomodori, dei surgelati, del legno e del verde, mentre non utilizziamo mai fanghi. Insomma una vera e propria carta d’identità del prodotto».

Spesso però si sente dire che fare compost non è conveniente perché non ci sarebbe mercato. Lei cosa ne pensa?
«Il mercato c’è per un prodotto di qualità e c’è se si risponde a quello che chiede l’agricoltore. Bisogna cioè lavorare in una logica di mercato e non in una logica di impianti di smaltimento per cui siccome un prodotto viene dai rifiuti allora va regalato. Noi facciamo analisi mercelogiche su organico in ingresso e abbiamo una percentuale media di materiale incongruo di appena 1%. E questa è la qualità. Poi c’è la risposta al mercato. Vendiamo prodotti destinati all’agricoltura che oggi rappresenta il 70% del nostro business delle vendite, e all’hobbistica, secondo le diverse esigenze. Abbiamo poi il concime in polvere (per noi più conveniente in quanto necessità di una lavorazione in meno) e per promuoverne l’uso abbiamo avviato un interessante progetto con gli agricoltori della zona a cui abbiamo dato in comodato gratuito alcune macchine ad hoc.
Noi non vogliamo rimanere gli unici in Europa ad avere la tracciabilità e infatti parteciperemo a convegni e a giornate a tema, per dire a tutti: "il sistema eccolo qui, è a disposizione di tutti e può essere sviluppato anche da altri". Perché riteniamo che se lavoriamo tutti sulla qualità, miglioriamo anche il modo di creare sviluppo nel settore agricolo, che non può essere ricettacolo di cose finalizzate a produrre prodotti scadenti».

La vostra azienda è nata in funzione di quello che era il risultato della raccolta differenziata, o al contrario l’intera filiera è stata pensata in funzione del prodotto che deve uscire alla fine dagli stabilimenti?
«La filosofia è da sempre riferita al prodotto, cioè che sul mercato ci si deve mettere un qualcosa che serve. E le assicuro che il nostro ammendante compostato misto o quello verde ha delle caratteristiche eccezionali. Nuova Geovis ha messo a punto una serie di impianti finalizzati al prodotto finale e sulla base di questo abbiamo impostato anche le caratteristiche del prodotto in ingresso. Se per esempio la percentuale di incongruo è sotto al 3% paghiamo noi la tassa di smaltimento in discarica, se invece è superiore, la tassa è a carico del conferitore, che per alcuni comuni è Hera e in altri è Geovest».

Quali sono i diversi sistemi utilizzati per la raccolta del prodotto da voi utilizzato?
«Noi serviamo i comuni di ambito bolognese, soprattutto dell’area nord. E in nessun comune c’è la raccolta porta a porta. Da noi il sistema utilizzato è quello del cassonetto a chiave, chiavi che vengono consegnate solo a chi volontariamente ha dato la propria disponbilità a contribuire al progetto. Tra verde e organico, per alcuni Comuni del territorio del Persicetano, ci aggiriamo oggi su una media di 120 chili di abitante/annuo di organico differenziato. Quando in alcuni punti viene ravvisata una percentuale di impurità più grande, è sempre perché si è rotto il meccanismo di chiusura del cassonetto che quindi viene utilizzato alla stregua di un contenitore normale. Per questo è molto importante anche una buona manutenzione».

Quali sono i numeri dell’azienda?
«Nuova Geovis può contare su due impianti, uno per l’ammendante compostato verde in grado di lavorare 18mila tonnellate all’anno di verde in ingresso, con prodotti poi destinati al mercato dell’hobbistica. L’altro impianto cura 60mila tonnellate di organico differenziato l’anno per la produzione di ammendante compostato misto per uso agricolo.
Attualmente abbiamo 32 dipendenti e una vasta rete commerciale. Distribuiamo i nostri prodotti, che si inseriscono in una fascia di mercato medioalta per quanto riguarda il prezzo, in molte parti d’Italia, per esempio anche in Sicilia e recentemente abbiamo avviato contatti con Coop Italia per entrare nel mercato della grande distribuzione».

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