[19/09/2006] Rifiuti

Amianto, quando dare soluzioni non fa notizia

TERRANUOVA BRACCIOLINI (Arezzo). Qualcosa si muove: esiste una discarica nella nostra regione che ha finalmente attivato un modulo autorizzato a raccogliere e smaltire l’amianto. Moduli che secondo il piano regionale dei rifiuti speciali e pericolosi dovrebbero essere presenti in ogni discarica, ma che invece non esistono se non a Terranova Bracciolini, nella discarica del Pero gestita da Csa.

Si tratta, spiega la responsabile impianti di Centro servizi ambiente impianti, Luana Frassinetti, di un modulo molto piccolo, utile allo smaltimento di 6670 metri cubi di amianto, raccolti dai privati cittadini della provincia di Arezzo. «E´ bene sottolinearlo – dice Frassinetti – questo modulo fortemente voluto da Provincia, Arpat e Asl è attivo dal primo gennaio 2005 ed è destinato solo ai privati cittadini, le aziende non possono utilizzarlo e devono rivolgersi a ditte specializzate, anche perché abbiamo fissato quantità massime per ogni tipologia di manufatto».

Avere un modulo per l’amianto significa ridurre possibili smaltimenti illeciti e anche non mandare rifiuti in giro per l’Italia o addirittura per l’Europa. Perché un’iniziativa del genere è tenuta quasi nascosta?
«Non la teniamo certo nascosta, anche se devo ammettere che probabilmente visti i risultati fino ad oggi, abbiamo difettato un po’ nella comunicazione e nella promozione. Nel 2005 per esempio abbiamo raccolto in tutto una dozzina di tonnellate e per una provincia grande come la nostra non è tantissimo. A questi ritmi il modulo dovrebbe esaurirsi non prima di altri due anni».

Come funziona il conferimento?
«Abbiamo un regolamento molto rigido: i cittadini devono portarci l’amianto già trattato, al rifiuto deve poi essere allegato un nulla osta rilasciato dal comune di residenza, che prende atto del quantitativo e fornisce al cittadino tutte le indicazioni per un corretto trattamento: il manufatto deve essere incapsulato con vernice, avvolto in cellophane pesante e trasparente, per verificare l’interno e quindi deve etichettato. Noi siamo molto pignoli, anche perché dobbiamo tutelare la salute dei nostri operatori e anche per questo il modulo pur essendo parte integrante della discarica è opportunamente segnalato».

Qual è il costo per il cittadino?
«Il cittadino non paga nulla, se non il costo del trattamento domiciliare, deve cioè acquistare la vernice, il cellophane e insomma tutti gli strumenti necessari. Il costo del conferimento viene invece da noi ri-attribuito al comune di provenienza. Esistono però situazioni come quella attività dalla comunità montana del Casentino, in cui è la stessa comunità a fornire tutto il kit, a un prezzo di appena 10 euro».

Da quando è entrato il vigore il modulo c’è stata una diminuzione degli abbandoni sul territorio?
«Una stima scientifica non l’abbiamo fatta, comunque mi sembra che in effetti ci sia stato un leggero calo. C’è da dire comunque che l’iniziativa è importante anche perché si è sviluppato un dialogo soprattutto tra cittadino e Asl per cui per esempio in molti casi consigliamo noi di non rimuovere i manufatti in amianto. Per esempio ci sono depositi di acqua nei sottotetti che se in buone condizioni è meglio trattarli in loco piuttosto che smaltire, perché per farlo dovrebbero essere addirittura sfasciati. L’amianto va smaltito quando ce n’è bisogno, altrimenti si rischia di fare danni peggiori».

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