[18/09/2006] Urbanistica

Lo statuto del territorio per una vera buona urbanistica

PISA. L’incontro organizzato da Regione ed Inu venerdì 15 a Capalbio è stato veramente interessante, soprattutto perché abbiamo potuto ascoltare il confronto diretto tra Asor Rosa, che vede ormai una Toscana in bilico (di perdita dei propri connotati e valori) e l’iperottimista assessore Conti, per il quale il problema è rilanciare lo sviluppo economico di una regione da tempo ben governata ma ormai sonnacchiosa.

Una cosa è certa: sonnacchioso era il percorso per il varo del nuovo Pit regionale, fino a quando Asor Rosa ha messo il dito nella piaga del quotidiano massacro del paesaggio che viene operato in Toscana, per il tramite di piani urbanistici definiti in vigenza delle sue avanzate leggi, che dunque qualche difetto debbono pur averlo.

D’ora in avanti, a prescindere dall’esito dell’intervento di Montacchiello, che non appare ormai più arrestabile, la Regione non potrà ignorare il problema, che è quello della condivisione dei valori del paesaggio storico da parte di tutti i livelli istituzionali e della traduzione di tale consapevolezza in strumenti di tutela (e di valorizzazione attenta) a partire dallo statuto del territorio, con conseguente responsabilizzazione di tutti.

E’ su questo strumento, previsto all’art.5 della legge n.1/2005, che credo si debba fare particolare affidamento per dirimere la questione – scottante - dei rapporti tra i diversi livelli istituzionali, ove occorre mediare tra giuste esigenze di autonomia comunale ed altrettanto giuste esigenze generali.

Lo statuto del territorio inteso non solo come quadro conoscitivo dei valori e dei problemi ma anche come espressione normativa dei limiti e principi generali di intervento, è necessario sia pienamente condiviso dai tre livelli (regione, provincia, comune) ed essere recepito – con i diversi gradi di approfondimento di competenza – nei corrispondenti strumenti di pianificazione, magari utilizzando l’istituto dell’accordo di pianificazione, già ampiamente sperimentato.

Una volta condiviso lo statuto del territorio – ad esempio per quanto riguarda il valore del paesaggio della Val d’Orcia o delle colline di Capalbio – poi gli atti di governo (quelli rivolti allo sviluppo, per intenderci) dovranno essere definiti necessariamente in termini di coerenza, utilizzando i margini di libertà che esso potrà prevedere.

Questo deve valere per tutti e per tutto: dalle autostrade alle lottizzazioni residenziali, agli impianti solari, e così via, risparmiando defatiganti discussioni – prive spesso di una bussola – sulle singole proposte di intervento.

* Responsabile sezione Urbanistica di Locus – rivista di cultura del territorio

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