[15/09/2006] Urbanistica

Il vizio della speranza e la filiera del piano pubblico

CAPALBIO. Ha avuto una risposta per tutti l’assessore regionale Riccardo Conti (nella foto), nelle sue conclusioni al seminario di Capalbio sulla “Buona Urbanistica”.
A partire dal direttore del Tirreno a cui ha detto direttamente, dato che era presente tra le file dei convegnisti, che «la Toscana è aperta e vuole fare dell’accoglienza un obiettivo del futuro» e che «non verrà mai tirata una linea tra chi sta dentro e chi vorrebbe ancora entrare».

Ben vengano poi le polemiche sui giornali perché sono una ricchezza, ma alle critiche tra quelli che dicono che «la Regione ha una politica urbanistica troppo complicata» e quelli che «la Regione interviene troppo poco», Conti risponde: «governiamo e vogliamo vivere nella sostenibilità e nella modernità non a giorni alterni».

Sulle richieste avanzate ancora oggi da Asor Rosa sul caso Monticchiello la risposta è netta: «I pareri positivi li ha dati la soprintendenza mentre quelli negativi la regione e la provincia e dato che ci sono già le convenzioni è evidente che la lottizzazione si farà». Anche se annuncia che nel Pit verrà messa una norma che non permetterà più lottizzazioni in territorio aperto.

Ma non sarà solo quella norma ad evitare in futuro casi come quello di Monticchiello: il Pit prevede di definire infatti prima qual è la strategia che sta dietro un intervento, dopo verrà la discussione sulla qualità urbanistica, architettonica e anche ambientale.
«Se devo scegliere tra strategia e statuto - ha detto Conti per rispondere a Romano Viviani che sollecitava l’importanza di tenere unite le questioni - scelgo la strategia».

E la strategia cui allude l’assessore toscano è quello che tiene conto del fatto che la Toscana è terra ambita a livello mondiale per le sue bellezze ma che è abitata da toscani che tutte le mattine si alzano per andare a lavorare, e non tutto si può basare sulla soft economy e sul turismo rurale: «questioni importanti ma non quanto la industry che rappresenta il 78% dell’economia toscana» ha chiosato Conti.

Per questo il pensiero va al distretto produttivo integrato e a un maggior dinamismo dell’investimento pubblico che sappia dialogare con il privato, alla rete delle città che già comunicano ma che dovrebbero essere in grado anche di pianificare in maniera integrata.
La Toscana non è solo la terra felix dei borghi citata da Asor Rosa, ma anche quella un po’ più brutta richiamata da Zanchini di Legambiente, che ha invitato l’assessore Conti a definire criteri con i quali «uscire dalla rendita e fare un vero salto di qualità individuando ad esempio almeno il 50% del risparmio energetico negli edifici e l’accessibilità pubblica prioritaria per le nuove costruzioni».

«La Toscana è in bilico - ha detto Conti parafrasando ancora una volta Asor Rosa - ma c’è. Si possono correggere gli errori, si deve guidare la transizione e per questo proporrò un piano pubblico di filiera, che parta dal Pit per arrivare fino al regolamento edilizio se non addirittura alle concessioni».

Questa le basi della Toscana del futuro che ha in mente Riccardo Conti, che ha finito il suo intervento dichiarando di avere «il vizio della speranza». Beato lui.

Torna all'archivio