[15/09/2006] Consumo

Il modello ´Isola dei famosi´ e la decelerazione della crescita

LASTRA A SIGNA (Firenze). «Siamo qui per riflettere sul nostro modello di sviluppo, siamo qui nello splendido giardino di Villa Bellosguardo per contrapporre al modello attuale che ci viene propinato, quello dell’Isola dei famosi, un’altro, che è quello del “giardino dei normali”». Con queste parole Carlo Moscardini di Adelante (una delle associazioni organizzatrici) ha introdotto la prima sessione del seminario “Decelerare la crescita per vivere meglio” che si è tenuto a Lastra a Signa e che ha visto la partecipazione attiva di un pubblico numeroso.

«Siamo qui per comprendere quali passi devono essere compiuti nel nord del mondo - continua Moscardini- per mettere qualche mattone che avvii il cambiamento. Un ruolo importante in questo senso possono averlo le comunità locali: associazioni ed enti locali devono saper trovare luoghi di incontro e discussione per affrontare le priorità che a mio avviso sono la questione ambientale, l’integrazione multietnica e lo sviluppo di carattere locale».

Il rapporto tra impatto ambientale e decrescita è stato il tema che ha affrontato Massimo Serafini (nelal foto) della segreteria nazionale di Legambiente: «la realtà quotidiana ci sta dando ragione e sta mettendo in crisi il dogma della crescita liberista - introduce Serafini - siamo in piena crisi climatica e la classe politica sta rimuovendo il problema in attesa che qualcuno le trovi chi sa quale soluzione. Intanto la biosfera non può più contenere altre emissioni e ci sono conseguenze drammatiche anche se fa notizia solo il disastro di New Orleans. L’anno scorso in Siberia si è sciolto un territorio grande come la Francia e la Germania messe insieme ma non si è detto nulla».
L’altro aspetto affrontato da Serafini è quello della scarsità delle risorse primarie: «Col petrolio siamo ormai alla fase discendente. Per quanto rigaurda l’acqua ci saranno problemi materiali per trovarla e nei prossimi anni sono previsti 200 milioni di profughi ambientali. In questo quadro di non auspicabilità è necessario rivedere complessivamente le politiche e ribaltare il modello di sviluppo a partire da un’alternativa sul fronte energetico. Sarà necessaria una battaglia culturale perché non basterà sostituire fonti energetiche sporche con quelle pulite ma bisognerà ridurre i consumi e dare efficienza alle produzioni, ridurre i rifiuti, passare dal trasporto individuale alla mobilità collettiva intermodale».

«I movimenti- conclude Serafini- possono proporre e portare a bilancio esperienze di decrescita cercando di creare una rete europea di azione locale per dar vita ad un’alternativa in cui un mondo diverso è possibile».

Intervento toccante quello di Ardigò Martino dell’Osservatorio italiano della salute globale, parole che hanno fatto crescere i “sensi di colpa” anche dei presenti in sala. Immigrazione, povertà, critica velata alla cooperazione, disgregazione sociale che questo modello di sviluppo provoca (è stato portato l’esempio delle badanti costrette ad abbandonare la famiglia), critica al modello di crescita delle città che creano periferie dove sono confinati i senza diritti. Questi i temi toccati da Martino che esorta all’”educazione dei ricchi” per avviare il cambiamento.

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