[15/09/2006] Urbanistica

Cave di Campiglia fino al 2026? I commenti di Velo, Favilli e Bartoletti

CAMPIGLIA (Livorno). Altri 8 anni di attività, fino al 2026, in cambio di 25 milioni di investimenti per spostare gli impianti, innovare le tecnologie, ripristinare l’ambiente e rendere possibile la convivenza fra parco e Cave. E’ la sintesi del piano industriale che il presidente della Cave di Campiglia Spa, Lorenzo Banti, ha presentato al sindaco Silvia Velo, chiamata ora con la sua giunta a un’attenta valutazione.

«Non è una novità di oggi la richiesta di arrivare al 2026 – dice la Velo – ne eravamo a conoscenza e stiamo lavorando per valutare la loro proposta, che ha un significato evidentemente positivo, cioè quello del trasferimento degli impianto e quindi per esempio della diminuzione del passaggio dei camion. D’altro canto però bisogna dire che la richiesta aggiuntiva presentata dalle Cave non è un ritocco di un paio d’anni e di qualche metro cubo in più: la loro richiesta sarà pure legittima per rientrare nei costi, ma non dimentichiamoci che si chiede 8 anni di più e quasi si raddoppia i metri cubi da coltivare».

Il sindaco di Campiglia prende tempo quindi, ma già da stasera si comincerà a discutere dettagliatamente dell’ipotesi nella riunione di maggioranza. Riunione interlocutoria certo, ma che avrà il merito di cominciare a mettere a fuoco la situazione.
Rifondazione intanto ha già avuto ieri un primo faccia a faccia con Banti, che anche a loro ha illustrato il piano industriale.

«Su una cosa siamo tutti d’accordo – spiega il segretario Alessandro Favilli - Noi, Banti e tutto il territorio sappiamo che l’attività di coltivazione delle cave deve finire perché strategico per l’intera Val di Cornia è il consolidamento della Parchi e della vocazione ambientale-turistica del territorio».
Messo il punto a questa necessità, Favilli passa ad evidenziare i dubbi che il piano suscita in Rifondazione: «E’ un piano industriale serio che prevede giustamente lo spostamento degli impianti, ma il problema non è quello, né il ripristino attuale della zona di cave, sul quale il ritardo è di un paio di mesi. Ciò che ci lascia perplessi è la portata dell’investimento e la durata della proroga. A noi pare francamente troppo alto questo investimento, che avrebbe come conseguenza di portare troppo in là al chiusura della coltivazione».

Alessandro Favilli sottolinea comunque che «da Banti sono arrivate anche rassicurazioni incoraggianti sul fatto che se anche il comune giudicasse irricevibile la proposta, la Cave procederà alla messa in sicurezza, anche se non allo spostamento degli impianti». Infine il segretario di Rifondazione comunista intende tranquillizzare i lavoratori che avevano lanciato l’allarme occupazione: «anche con l’attuale scadenza del 2018, nella prospettiva di arricchimento culturale del territorio c’è la possibilità di ricollocare senza problemi i 47 lavoratori della Cave, prima attraverso il grande lavoro di bonifica e risistemazione dell’area, poi attraverso la piattaforma Tap che nel frattempo sarà in grado di assorbire la forza lavoro».

Più cauto invece il segretario della Cgil piombinese Giuseppe Bartoletti: «Noi il progetto ancora non lo conosciamo. Valuteremo i termini dello stesso tenendo di conto che è basilare costruire un processo di risanamento e ripristino ambientale per garantire il consolidamento del parco e contemporaneamente consentire alla cava di proseguire la produzione. Hanno la stessa importanza, perché noi non ci limiteremo a valutare solo la facciata industriale ed economica della questione».

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