[07/09/2006] Parchi

Solo la cooperazione tra gli stati può salvare l’ambiente del Mediterraneo

BRUXELLES. Il Mediterraneo è in crisi ambientale, sottoposto ad un degrado crescente. A dirlo è la Commissione europea che mette all’ordine del giorno una strategia ambientale di lungo respiro da sottoporre ai paesi del vicino oriente e dell’Africa che si affacciano sul bacino.

Le cause del degrado di mare e coste enumerate dall’Ue sono note: «l´industria, i trasporti marittimi, la distruzione di spazi costieri per lasciare il posto a colate di cemento, ma anche maree nere o altre fonti in inquinamento come quelle provocate dal recente conflitto in Libano», un dissesto che rischia di avere serie ricadute sulla qualità della vita degli oltre 400 milioni di abitanti dei paesi mediterranei e di mettere in crisi l’industria turistica che ha nell’ambiente e nel paesaggio le sue materie prime.

Particolarmente preoccupato il commissario europeo per l´ambiente Stavros Dimas: «in caso di fallimento della strategia che proponiamo – ha dichiarato - il Mediterraneo rischia di essere irrimediabilmente danneggiato». Infatti, mentre i paesi euromediterranei hanno avviato politiche di disinquinamento, tutela e salvaguardia di coste, mare e ambienti naturali, la parte sud sconta una politica ambientale appena allo stato embrionale.

I dati forniti dalla Commissione Europea parlano di una situazione ambientale a volte drammatica e che incide sulla qualità della crescita di paesi in via di sviluppo che non hanno risorse per fronteggiarla: «in Egitto il costo del degrado è stimato, secondo i dati resi noti da Bruxelles, tra 2,7 e 5,1 miliardi di euro l´anno (ossia da 3,2 a 6,4% del Pil); in Algeria a 1,5 miliardi di euro l´anno (3,6% del Pil); in Marocco a 1,2 miliardi euro l´anno (3,7% del Pil)».

Ma anche la fascia mediterranea europea ha i suoi problemi: ogni anno scompaiono divorati dal fuoco 600mila gli ettari di macchia mediterranea, con conseguente perdita di biodiversità, impoverimento di terreni e dissesto idrogeologico, un danno che l’Ue stima del valore di 2 miliardi l´anno. La sfida che lancia l’Unione Europea è quella di coinvolgere tutti i paesi rivieraschi, organizzazioni non governative e la società civile per attuare un grande progetto di cooperazione rafforzata, per risolvere entro il 2020 le più grandi criticità in campo. Di cosa si tratta lo ha spiegato Benita Ferrero-Waldner, commissaria europea alle relazioni esterne e alla politica di vicinato: «la cooperazione nel settore ambientale rappresenta, dal lancio del processo di Barcellona, un importante elemento del dialogo con i nostri partner mediterranei».

Dobbiamo insomma decidere di lavorare insieme alla decontaminazione del Mediterraneo entro il 2020. L´ambiente rappresenta l´esempio tipico di un settore dove gli obiettivi possono essere raggiunti solo grazie ad una stretta collaborazione con i nostri vicini. «Per proteggere adeguatamente il Mediterraneo – conclude la Ferrero-Waldner - tutti i paesi interessati devono assumere le loro responsabilità. La Commissione europea non può farlo al loro posto ma è pronta ad aiutarli».

Uno degli strumenti che l’Ue intende adoperare è l’iniziativa ´´Orizzonte 2020´´, varata dai paesi euro-mediterranei al vertice di Barcellona in per azioni concrete, nel periodo 2007-2013, contro le principali fonti di inquinamento del Mediterraneo e che dovrà essere approvata nella riunione dei ministri dell´ambiente della zona euro-mediterranea del 20 novembre al Cairo.

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