[06/09/2006] Consumo

Biodiversità, i 4 punti del Manifesto dei semi

FIRENZE. I semi sono simbolo della vita stessa e miniera per la futura evoluzione. Il mondo scientifico può portare molti esempi su quanto sia importante il mantenimento della biodiversità. In molti casi è stato grazie a varietà selvatiche di specie coltivate che si è riusciti a limitare le conseguenze di epidemie e danni alle colture fondamentali per l’alimentazione umana.

Oggi la biodiversità è messa fortemente a rischio dall’agricoltura industriale che produce monocolture ecologicamente instabili. Con l’obiettivo di fermare la minaccia per i semi, per rigenerare la biodiversità e rafforzare i diritti degli agricoltori, la Commissione Internazionale sul futuro dell’Alimentazione e dell’Agricoltura, riunita a Firenze, ha elaborato la prima bozza del “Manifesto sul futuro dei semi”.

Il Manifesto è suddiviso in quattro parti. Al primo punto viene evidenziata la strategia della diversificazione: maggiore diversità nell’utilizzo dei semi (maggiore diversità genetica all’interno delle specie e diversità di piante utilizzate); diversità nei sistemi agricoli e nei rapporti produttore-consumatore dato che i sistemi di filiera corta dove i produttori sono direttamente a contatto con i consumatori arricchiscono la biodiversità e permettono al coltivatore di avere un reddito adeguato. Diversità delle culture, cercando di mantenere, conservare e diffondere le tradizioni e culture agricole sopravvissute; diversità dei percorsi innovativi in cui si integrino in modo equilibrato le conoscenze della ricerca con quelle degli agricoltori. Gli enunciati del secondo punto (“Freedom of life”) del Manifesto fanno riferimento ai principi di libertà.

Libertà di accesso per gli agricoltori ai semi e possibilità di usufruire liberamente di quel patrimonio di conoscenza che per via ereditaria è incorporato nei semi e nel germoplasma. Libertà significa anche poter ri-seminare i semi coltivati, produrre semi e scambiarli su basi di non esclusività.

Altri fondamentali principi sono inseriti al terzo punto in cui viene messo al centro il rispetto della vita: si sottolinea il diritto di nazioni e regioni di vietare l’utilizzo di Ogm e si invita ad attenta valutazione dei rischi per l’ambiente e per l’agricoltura con l’introduzione di nuove varietà. Si esorta a vietare a livello globale la produzione di semi sterili (va contro la natura stessa dei semi) e alla cessazione dello sviluppo dei semi ibridi che non possono essere riprodotti dai coltivatori.

La quarta parte del Manifesto guarda al futuro. Vengono elencati suggerimenti per utilizzo e sviluppo dei semi per far fronte alle sfide prossime. Esiste un rapporto diretto tra coltivazione, ambiente e qualità del cibo: difesa degli agro-ecosistemi, diminuzione dei gas ad effetto serra con lo sviluppo di pratiche agricole a emissioni zero, eliminazione graduale dei prodotti chimici e delle sostanze tossiche utilizzando semi più adatti alle esigenze delle pratiche eco-agricole. Sono queste le strade tracciate. Inoltre gli aspetti scientifici della coltivazione devono confrontarsi con l’esperienza dei coltivatori delle Comunità del Cibo per coltivare cibo di qualità.

Il Manifesto chiude con un articolo di “genere”: per far fronte alle sfide future le donne devono essere protagoniste della biodiversità ed avere un ruolo centrale nella sua tutela e conservazione, nello scambio e riproduzione dei semi dato il ruolo che a livello globale hanno assunto su questa materia.

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