[05/09/2006] Trasporti

Pm10, traffico e l´economicità aziendale del trasporto pubblico

ROMA. Euromobility ha presentato i dati relativi al Pm10 nei primi sei mesi del 2006 in 24 città italiane con più di 150 mila abitanti. Ai primi posti Verona e Torino con rispettivamente 108 e 101 giorni nei quali si è sforato il limite consentito dalla legge (fissato in 50 microgrammi a metro cubo al giorno); 98 i giorni di superamento per Padova e Palermo, mentre a Milano e a Roma, i giorni sopra i livelli consentiti sono stati rispettivamente 73 e 60.

Una situazione meno grave, ma comunque significativa anche a Brescia (66 giorni), Venezia (65 giorni) e Bologna (60 giorni).
«Non sono più sufficienti misure tampone e occorrono scelte coraggiose, come il ticket di ingresso nelle città, in grado di incidere realmente sulle abitudini dei cittadini - ha detto Carlo Iacovini, presidente di Euromobility, commentando i dati - è necessario governare la ´domanda di mobilita´, promuovere la diffusione dei carburanti alternativi e la mobilità ciclabile».

In effetti il parco auto circolante nel nostro Paese - secondo l’ultimo rapporto Ambiente Italia - si attesta ancora a valori di oltre 8 punti percentuali superiori rispetto al resto d’Europa. Siamo il Paese con la più alta mobilità in assoluto delle persone a livello europeo, basata principalmente sul mezzo automobilistico privato e con una bassissima incidenza della mobilità ciclistica.

Il settore dei trasporti, oltre ad essere il principale responsabile delle emissioni inquinanti in città, incide anche pesantemente sul contributo alle emissioni di CO2, cresciute del 25% tra il 1990 e il 2003. Riguardo alle merci il rapporto tra la mobilità su gomma e mobilità su ferro è di 9 a 1, rispetto alla media europea di 1 a 6! Mentre il quadro complessivo del trasporto pubblico è notoriamente sconfortante.

La crisi del settore del trasporto pubblico locale, iniziata alla fine degli anni ’80 si è poi estesa anche al trasporto extraurbano, con una lieve ripresa dalla fine del decennio successivo, con un recupero del 4% sui passeggeri trasportati e del 25 delle percorrenze.

La crisi di natura strutturale nasce essenzialmente nella fine del trasporto locale inteso come servizio pubblico e con la necessità delle aziende –o rmai trasformate in società per azioni, anche se ancora con capitali a maggioranza pubblici - di far quadrare i bilanci. A questo va aggiunta la cronica carenza di infrastrutture per il trasporto collettivo e la conseguente necessità di altissimi costi di investimento e di gestione dell’esistente, spesso obsoleto.

In attesa delle opere infrastrutturali che dovranno obbligatoriamente far parte di un programma strategico nazionale, non si capisce però perché siano così scarse anche le offerte di strumenti alternativi della regolazione della mobilità su gomma, a partire dalla mobilità ciclabile in area urbana.

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