[04/09/2006] Parchi

Sversamenti in mare: servono i controlli satellitari sulle petroliere

CAMPO NELL´ELBA (Livorno). Sembra scampato il pericolo marea nera che ha nuovamente minacciato l’isola di Pianosa. Domenica, fino al calare del buio i mezzi antinquinamento della Castalia hanno operato per impedire che una lunghissima chiazza di olii, catrame e schiuma di sostanze petrolifere raggiungesse la parte sud-occidentale della costa dell’isola compresa nel parco nazionale dell’Arcipelago toscano.

Un lavoro aiutato a terra da forze dell’ordine, detenuti e volontari che hanno steso le panne assorbenti per evitare che le sostanze inquinanti raggiungessero la spiaggia di Cala Giovanna e le scogliere davanti alla villa romana di Agrippa. Un ottimo lavoro, che ha permesso di evitare un disastro ecologico, e che le imbarcazioni gialle del Ministero dell’ambiente hanno ripreso nella mattinata di oggi.

Con l’ausilio di un elicottero e della Capitaneria di Porto di Portoferraio si andrà a caccia del catrame e delle strisciate di idrocarburi che il vento e la corrente hanno spinto nel braccio di mare tra Pianosa e l’Elba. La dimensione del possibile disastro lo dà un comunicato della Capitaneria: «alle ore 11.00 circa è stata rilevata dalla dipendente M/V CP553 la presenza di un inquinamento nelle acque antistanti l´isola di Pianosa per un’estensione in lunghezza di circa 5 miglia a fronte di una larghezza di circa 400 metri, tra l’isolotto della Scola e Punta del Marchese ad una distanza di circa 0,5 miglia dalla costa. In ausilio della CP 553 è stata immediatamente inviata in loco la M/V Z 21 della Polizia penitenziaria insieme ai mezzi antiinquinamento S/ Fratelli Neri, 3/D "Marea».

Intanto Legambiente lancia l’allarme e chiede misure precise: «E’ l’ennesimo episodio di questo tipo – dicono al Cigno verde dell’Arcipelago - questi criminali non vengono mai individuati e continuano ad avvelenare il nostro mare a distruggere il patrimonio naturale dell’Arcipelago Toscano che è tutelato da un Parco Nazionale e da un Santuario Internazionale costituito da Francia, Italia e Principato di Monaco. E’ evidente che le protezioni sulla carta non scoraggiano questi farabutti che traggono dal lavaggio dei serbatoi a mare un grande vantaggio economico».

«Negli anni scorsi - continua Legambiente - abbiamo sentito parlare di radar, satelliti, controlli simili a quelli effettuati nella vicina Corsica sulle navi di passaggio, ma nulla di concreto è stato poi fatto e i pirati del petrolio continuano a minacciare il nostro ambiente ed il nostro turismo ed a farla franca, costringendo lo Stato italiano a sobbarcarsi i costi di disinquinamento».

«E’ arrivato davvero il momento di dire basta – conclude Legambiente – il governo italiano faccia rispettare il trattato internazionale a difesa dei mammiferi marini e protegga davvero le aree marine protette ed il Parco Nazionale che ha istituito, ripristinando anche un presidio dell’Ente Parco a Pianosa. Si diano mezzi ed uomini per rafforzare la vigilanza, la prevenzione ed il disinquinamento, si metta in atto davvero e finalmente una efficace rete di sorveglianza e controllo dei traffici petroliferi nel Tirreno italiano, si allontanino le rotte delle petroliere e delle carrette del mare dalle aree marine protette e dalle coste del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. E Finalmente si individuino i farabutti che trattano il mare come una pattumiera petrolifera e gli si faccia pagare fino all’ultimo centesimo dei danni provocati, in base al principio chi inquina paga».

Sull´argomento intervengono anche i Verdi: «Servono seri provvedimenti per garantire la tutela delle nostre coste, delle isole e della vita marina in generale – ha dichiarato Mario Lupi capogruppo dei Verdi in Regione – non vogliamo più assistere a fatti potenzialmente così gravi senza procedere alla giusta individuazione delle responsabilità.
Visto il continuo traffico di navi con carichi pericolosi, la nostra proposta, che rientra già nel percorso di studi portato avanti dai Verdi per la salvaguardia dell’arcipelago e delle nostre acque, prevede l’uso di un sistema satellitare e delle “blue box”, con cui saremo in grado sempre di verificare chi attraversa i nostri mari e soprattutto chi reca gravi danni a noi ed al nostro ambiente».
Conclude Lupi: “L’incidente di ieri non è il primo del genere avvenuto in prossimità di punti molto delicati come l’isola di Pianosa, nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.”

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