[01/09/2006] Comunicati

Finanziaria: crescita ed equità! La sostenibilità seguirà?

LIVORNO. Una finanziaria da 30 miliardi. Ma forse sarebbe meglio da 25. Oppure da 35. Perché i tagli sono pochi, o forse sono troppi. Si rischia di bloccare la "crescita". Sono 14 i miliardi destinati allo "sviluppo", anche se non sono stati ancora trovati. Ma l’importante è ripartire. Crescita e equità è il binomio sul quale ruota la discussione. Totalmente assente, anche solo a livello lessicale o di dichiarazioni, qualsiasi riferimento alla sostenibilità dello sviluppo o, come titolava un capitolo del programma dell´Unione, ad "una nuova economia" attraverso "un cambio di paradigma".

Pagina 116 del programma dell’Unione: «Concordiamo sulla necessità di ampliare il sistema degli indicatori economici in modo da tenere conto anche di parametri fondamentali per misurare la qualità della vita e dell’ambiente, attraverso l’adozione dell’indice di sviluppo umano (hdi), che alla misurazione della crescita economica (attraverso il Pil) affianca la valutazione del livello delle prestazioni sanitarie, del livello d’istruzione, nonché di un indicatore che misuri la sostenibilità ambientale».

La sostenibilità come leva per uno sviluppo qualitativo è quindi totalmente assente dal dibattito di questi giorni.

Eppure getta acqua sul fuoco il portavoce di Sinistra Ecologista Fabrizio Vigni: «Mi sembra prematuro stare ora a sottolineare troppo cosa c’è e cosa non c’è. Di fatto la legge non esiste, c’è appena una discussione sulle linee di fondo della nuova finanziaria, il testo lo vedremo solo a fine settembre e se la sostenibilità dello sviluppo non ci sarà ancora, allora sarà opportuno inserirla con emendamenti durante la discussione parlamentare».

Vigni aggiunge una speranza: «che la finanziaria sia coerente con gli indirizzi del dpef, che contiene una serie di novità importanti dal punto di vista delle politiche di sostenibilità ambientale, perché non c’è rilancio dello sviluppo se non si sceglie la via della qualità ambientale. Ad esempio, gli stessi provvedimenti di politica industriale e di risoluzione del cuneo fiscale non credo potranno tradursi in incentivi indifferenziati a pioggia, ma sarà fatta una scelta selettiva a favore di chi investe in innovazione, tecnologia delle fonti rinnovabili, risparmio energetico».

La conclusione di Fabrizio Vigni è ancora un augurio: «La finanziaria dovrà riuscire a far quadrare il cerchio, tenendo insieme il risanamento dei conti, il rilancio dello sviluppo e last but not least, la sostenibilità ambientale».

Il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci parte ancora da più lontano: «Sapevamo che era necessaria una finanziaria seria e rigorosa distante dagli strumenti di finanza creativa che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Quando il testo sarà disponibile il parlamento dovrà fare la sua parte per evitare che il necessario rigore chiesto anche dall’Europa si traduca in scelte che possano indebolire il presente e futuro del paese».

Per Realacci la mancanza di sostenibilità nella discussione sulla finanziaria, non è per il momento un errore: «Il passaggio negativo è stato casomai nella stesura del Dpef. Nella passata legislatura avevamo ottenuto che fosse inserito lo stato di attuazione delle misure degli impegni derivanti dagli accordi di Kyoto e l’indicazione delle misure necessarie per far fronte a questi impegni. Berlusconi a camere scadute abrogò questa norma e il governo attuale ha poi usato questa abrogazione per produrre un dpef che su questo punto pur essendo migliore del precedente è sicuramente ancora molto debole. Bisognerà quindi reintrodurre prima possibile la norma abrogata».

Eppure, sempre nel programma dell’Unione, si diceva che «L’ambiente e il territorio non sono solo condizioni di compatibilità per la crescita economica: sono fattori di sviluppo».

«Io sono convinto – conclude Ermete Realacci - che la sostenibilità ambientale e lo sviluppo territoriale li dovremo leggere trasversalmente in tutta la finanziaria. Io sono molto impegnato per la valorizzazione delle risorse territoriali, ma per ora su questo particolare tema del rapporto con gli enti locali è ancora molto vago. E se ci trovassimo di fronte a una finanziaria che fa pagare ancora ai comuni un prezzo salato in una sistuazione già difficile, questa finanziaria andrebbe sicuramente rivista».

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