[27/01/2006] Rifiuti

Arpat: «Acquisti verdi sempre più seguiti in Toscana»

FIRENZE. Mentre a Pisa è in corso il convegno sul green public procurement, greenreport ha fatto una chiacchierata con Simone Ricotta, che in Arpat ha il difficile compito di occuparsi di gpp, di farlo conoscere e di promuoverlo presso gli enti locali.

Cominciamo dall’inizio, l´Arpat dà il buon esempio in fatto di acquisti verdi?
«Come procedure interne l’Arpat ha attivato una politica degli appalti orientata verso la sostenibilità ambientale e in tendenza etico-sociale. Utilizziamo carta riciclata sia per gli usi interni che per le nostre pubblicazioni in una percentuale superiore al 40%, abbiamo acquistato venti fotocopiatrici a risparmio energetico, fatto diversi “appalti verdi” sia per gli arredi , che per il servizio di pulizia. Infine stiamo rinnovando il parco macchine acquistando anche veicoli a metano».

Quindi in ogni appalto che fate è prevista la famosa soglia del 30% di materiale riciclato utilizzato?
«Non esattamente in tutti gli appalti, diciamo che ci proviamo dandoci degli obiettivi, ma per alcune categorie merceologiche è molto difficile. Va poi tenuto present che l’ottica corretta con cui affrontare il problema non dovrebbe essere solo la percentuale di materiale riciclato, ma anche e soprattutto guardare l’impatto ambientale dell’oggetto durante tutto il suo ciclo di vita».

La Legge regionale 25 del 1998 dice all’articolo 6 comma C che «le funzioni di vigilanza e controllo sono esercitate dalla Provincia avvalendosi dell’Arpat. Esistono i controlli sugli acquisti verdi?
«Non ci sono né controlli né sanzioni perché non previsti dalla legge. Se lei guarda il decreto ministeriale 203 del 2003 si accorge che per essere operativo è necessario che ciascuna Regione individui i destinatari, cioè i soggetti obbligati. Ancora nessuna Regione ha agito in questa direzione, per questo non ci sono ancora né controlli né tantomeno sanzioni. Per esempio sempre nella legge del 98 è previsto che nelle mense non siano utilizzati piatti e bicchieri usa e getta, ma è difficile fare controlli».

Quindi che cosa fa l’Arpat per il green public procurement?
«Come Arpat siamo partiti nel 2003 facendo formazione e promozione dello strumento. Organizziamo continuamente tavole rotonde e seminari per spiegare ai responsabili acquisti degli enti che cosa e come si dovrebbe fare. Esiste anche un gruppo di lavoro regionale sul tema, nell´ambito della rete delle Agende 21 locali toscane».

Ma secondo lei le sanzioni sarebbero utili per svegliare la coscienza dei nostri amministratori?
«La logica direbbe di sì. Sicuramente andrebbero usati contemporaneamente sia il sistema premiante, come la Toscana sta facendo, sia quello puntitivo con sanzioni e controlli. In ogni caso finché la Regione non segnala chi sono i soggetti obbligati…».

Chi guadagna la sufficienza tra i Comuni toscani in fatto di gpp?
«Al primo posto metterei il Comune di Empoli. Mi sembra che come carta riciclata siano quasi al 100%, poi fanno praticamente tutte le gare inserendo la clausola degli acquisti ecologici: per esempio per le scarpe degli operai e degli uffici tecnici. Infine hanno eliminato sia le bottigliette di plastica che i boccioni, utilizzando l’acqua del rubinetto microfiltrata. E se proprio sono necessarie le bottiglie le acquistano in vetro e dalla fonte più vicina. Poi messi molto bene ci sono i Comuni di Follonica Scarlino e Gavorrano, mentre Pisa ha avviato un percorso davvero interessante che coinvolge tutti i diversi soggetti pubblici della città».

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