[31/08/2006] Energia

Niente ora x per i rigassificatori

LIVORNO. Nella serata di ieri l’attesa cabina di regia voluta dal premier Romano Prodi ha avuto la sua prima riunione. Difficile dire con esattezza che cosa sia uscito da quell’incontro, almeno leggendo i giornali di oggi, dove ognuno informa e interpreta in modo diverso. La sensazione reale è che di decisioni ce ne siano state ben poche, forse nessuna, e che tutto sia rimandato di almeno 3 mesi. Proviamo allora a prendere il comunicato stampa ufficiale diffuso nella tarda serata di ieri da palazzo Chigi, comunicato probabilmente invocato a grande richiesta dai colleghi di agenzie di stampa e grandi quotidiani, tutti in attesa di riempire prima possibile il buco lasciato vuoto sulle pagine nazionali.

Dopo i preamboli di rito quindi, si legge nella nota di Palazzo Chigi che «per quanto riguarda il gas liquido da importare via mare, il governo stima un fabbisogno da coprire entro il 2010 di 33 miliardi di mc annui, corrispondenti a 3-4 nuovi terminali di rigassificazione Gnl, a seconda della capacità; entro l’anno 2015 occorrono ulteriori 10 miliardi di mc annui, corrispondenti a 1-2 terminali».

Prendiamo per buona intanto questa stima e quindi il fatto che almeno nella riunione si sia stabilito il reale fabbisogno di gas liquido del Paese di qui al 2011 (anche se la doppia cifra ballerina sul numero di rigassificatori dà adito in ogni giornale a una lettura diversa).

La nota di Palazzo Chigi prosegue spiegando che «è stata fatta una attenta ricognizione dello stato delle procedure avviate di tutti gli impianti richiesti sul territorio nazionale» e che al fine di raggiungere l’obiettivo di ottenere i risultati previsti si è deciso di attivare una corsia preferenziale per gli iter autorizzativi. E qui viene il bello: «Per i sette impianti – si legge nella nota del governo - per i quali è pendente una richiesta di autorizzazione (Gioia Tauro, Zaule TS, Golfo di Trieste, Taranto, Porto Empedocle, Augusta, Rosignano Solvay), verranno ultimate le procedure di valutazione dell’impatto ambientale, nel pieno rispetto della partecipazione di tutti i soggetti interessati, entro 90 giorni, a partire da oggi».

Ora è evidente che i giornalisti ci possano mettere del loro e gli editori pure (soprattutto quelli legati a gruppi in qualche modo coinvolti in qualcuno dei progetti), ma anche il governo in questo caso ha spalancato la porta al regno delle interpretazioni e della confusione, forse in ossequio a quella che sembra essere la regoletta aurea della politica italiana degli ultimi anni: "se non puoi convincerli confondili".

Dei quattro rigassificatori più avanti con le autorizzazioni (Via compresa), non si fa motto. Vale forse il silenzio assenso per cui si danno per sdoganati in attesa di aggiungerne altri (ma quanti? Uno, due, tre?) fra 90 giorni alla conclusione di tutte le Via? Oppure si è rinviato tutto, e quindi scaduti i 90 giorni tutti i progetti in pari con le valutazioni di impatto ambientale saranno messi sullo stesso piano, confrontati e quindi stilata una sorta di classifica?

E poi ancora, come può essere letta la soddisfazione al termine dell’incontro da parte di Pecoraro Scanio, che per esempio si era dichiarato tutt’altro che convinto dell’Olt offshore di Livorno, dato invece per certo alla vigilia e anche su molti giornali di oggi? E ancora. La famosa commissione internazionale che dovrebbe valutare definitivamente la sicurezza del progetto Olt offshore, in che rapporto starebbe con una decisione già presa? Ci sarà bisogno di una nuova Via a causa della diversa localizzazione dell’impianto rispetto al primo progetto? E come si coniugano queste attese con i dati e le autorizzazioni già in mano al governo centrale?
Oppure scendiamo di qualche chilometro rimanendo sempre in Toscana, con questa cabina di regia è rimasto o no in gioco il progetto di Rosignano (che sembrava spacciato) come scrive un quotidiano locale?

Non resta che aspettare ancora, la nuova data di riferimento quindi è il 31 dicembre. Quando la cabina di regia avrà tutte le carte (si spera) in mano per decidere, e speriamo che nel frattempo qualche altra crisi internazionale del gas o del petrolio (o qualche segnale di attenuazione) non costringa a rifare tutti i calcoli. Intanto rimangono in piedi le speranze e le angosce. Delle imprese, come delle istituzioni che vogliono i rigassificatori e di quelle che non li vogliono, come dei comitati.

Ad oggi, l´unica cosa che appare certa e condivisa fra i soggetti partecipanti alla cabina di regia, pare quella per la quale gli elementi per decidere sono tutti conosciuti: non serve nessun nuovo Piano energetico, nè conferenza energetica. Non era così fino a qualche settimana fa. E´ un passo avanti o un passo indietro?

Nella foto un´ipotesi di rigassificatore offshore

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