[30/08/2006] Rifiuti

Ecco l´impianto a freddo (che verrà)

VIAREGGIO (Lucca). Fabrizio Catarsi è il presidente del consiglio di amministrazione di Sea energia e ambiente, che è la società che ha la gestione del ciclo dei rifiuti a Viareggio e a Camaiore. Società più volte tirata in ballo ( a volte a sproposito) nelle discussioni sugli "impianti a freddo" e sugli impianti di digestione anaerobica che, secondo alcuni, dovrebbero essere l´alternativa ai termovalorizzatori.

Proviamo allora a fare chiarezza: presidente, che tipo di impianto è quello della Sea?
«Purtroppo vi deluderò: l’impianto è in progettazione, siamo in una fase avanzata in cui la nostra società Sea risorse, che realizzerà l’impianto, è nella fase finale del progetto esecutivo. Siamo pronti sia per le gare, che speriamo di indire nei prossimi mesi, sia per l’approntamento delle apparecchiature che costituiscono l’impianto».

Eppure spesso si parla di un impianto di digestione anaerobica a Viareggio.
«Sì, l’impianto ci sarebbe, ma oggi è poco più di un giocattolo: finora abbiamo operato con un piccolo impianto sperimentale presso il depuratore, che ci è servito per studiare bene il processo e fare le opportune modifiche alla tecnologia».

Come funziona questo impianto-giocattolo?
«Innanzitutto per dimensionare la situazione va detto che oggi tratta 3 tonnellate al giorno massimo. Consiste in uno scarrabile che preleva i rifiuti della frazione organica e la passa attraverso trituratori e vagli prima di immetterlo nella linea di cogestione anaerobica, che non è altro che un riadattamento della parte finale della linea fanghi di supero dell’impianto di depurazione viareggino».

Quindi ciò che viene trattato è frazione organica e fanghi?
«Sì, in Germania e Danimarca questo tipo di impianti sono abbastanza diffusi, e trattano soprattutto una miscela di fanghi e di liquami provenienti dagli allevamenti. Noi ci siamo resi conto che l’aggiunta di questa piccola parte di organico alle tonnellate di fango del depuratore, consente di incrementare notevolmente la produzione di biogas».

Quali sono i numeri dell’impianto che volete costruire? E qual è al percentuale di rifiuto urbano organico e di fanghi?
«Abbiamo progettato un impianto in grado di trattare 40 tonnellate al giorno, cioè circa 15mila tonnellate annue di frazione organica da rsu, che rappresenteranno circa il 20% del totale di rifiuti in ingresso, quindi il restante 80% è la percentuale dei fanghi. Contiamo di installare due motori da circa 200 chilowatt di potenza istantanea e quindi la produzione finale di energia da biogas sarà di circa 17375 chilowattori al giorno e quindi di 5 milioni e 200mila chilowattori all’anno».

Queste 40 tonnellate al giorno di frazione organica da dove arriveranno, oggi dove vanno, e quale sarà la differenza economica a regime?
«Dunque 40 tonnelate al giorno sono quelle di Viareggio, Camaiore e dell’intera Versilia, e di una parte della quantità prodotta nella piana lucchese. Diciamo che indicativamente l’impianto dovrebbe essere in grado di raccogliere la metà della frazione organica dell’intera provincia. Oggi questo materiale va tutto a Montespertoli e quindi abbiamo stimato che per la provincia di Lucca dovrebbe esserci un risparmio di qualche punto percentuale grazie soprattutto alla produzione di energia elettrica».

Verificato che i due impianti trattano quindi tipologie di rifiuti diverse (semplificando: umido e secco) e dunque non possono dirsi alternativi, quale confronto si può fare tra il vostro digestore e un inceneritore, in termini di emissioni e di energia prodotta?
«Partiamo da quello più facile, le emissioni. Qui noi bruciamo biogas (prodotto dal biodigestore, ndr) trattato e purificato, quindi fondamentalmente metano. L’inceneritore brucia combustibile da rifiuti. Il che vuole dire che la CO2 viene prodotta da entrambi gli impianti come avviene in un qualsiasi processo di combustione, anche se adesso non ho un parametro di confronto sulla quantità. Mentre di sicuro il digestore anaerobico a differenza dell’inceneritore non produce particolato solido, quindi né polveri, né nanopolveri né tantomeno diossine, per quanto riguarda il confronto sull’energia ricavata le confesso che attualmente non sono in grado di fare il confronto. Consideri comunque valida per il nostro impianto la quota di 500mila chilowattore/anno».

I termovalorizzatori producono una quota di ceneri, quindi, come si dice, di rifiuto da rifiuto. A quanto ammonta questa percentuale nell’impianto di digestione anaerobica e in cosa consiste?
«La percentuale in uscita come scarto è pari al 15% della Forsu, cioé 1200 tonnellate, mentre i fanghi di scarto sono pari a 4000 tonnellate l´anno. Il resto si trasforma in acqua e in biogas che poi viene bruciato per produrre energia elettrica. I nostri tecnici stanno studiando la possibilità di integrare questi fanghi finali di scarto con una matrice verde che consenta di compostare il tutto».

Mi può fare una previsione ottimistica della messa in funzione dell’impianto?
«Noi contiamo di dare il via alle gare nei prossimi mesi, abbiamo calcolato un anno di lavoro per completare l’opera e quindi il nostro obiettivo è di avere l’impianto funzionante entro l’inizio del 2008. Anche perché grandi investimenti non ce ne sono da fare, visto che i digestori sono quelli che utilizziamo già nell’impiantino sperimentale. I problemi casomai sono di natura politico-normativa. Questo impianto infatti non è previsto dal piano provinciale e per questo ne stiamo trattando una revisione con la Provincia e l’Ato».

Quindi se doveste avere risposta negativa l’impianto non si farà?
«Lo potremo fare lo stesso, ma senza la possibilità di ospitare la frazione organica degli urbani. In pratica sarebbe necessaria una vera e propria trattativa commerciale con i vari grandi produttori per raccogliere la frazione organica degli speciali».

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