[30/08/2006] Energia

L´ora X per i rigassificatori?

LIVORNO. Ore 18. A palazzo Chigi il presidente del consiglio Romano Prodi incontrerà il ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, il ministro allo Sviluppo economico Pierluigi Bersani (nella foto), il ministro per gli Affari regionali Lanzillotta e quello delle Infrastrutture Di Pietro. La famosa “cabina di regia” sarà coordinata dal sottosegretario Enrico Letta e sarà pronta per emettere il suo giudizio: cioè decidere quanti rigassificatori servono all’Italia per arginare l’emergenza energetica e la dipendenza dal petrolio, e probabilmente per decidere anche quali devono essere questi rigassificatori.

In questi giorni, dall’annuncio della “cabina di regia” fatto da Prodi durante la sua vacanza toscana a Castiglione della Pescaia, fino alla fatidica data del 30 agosto, si è scatenata ovunque la corsa al nuovo oro, quello azzurrino del gas, che le navi dovranno portare in Italia allo stato solido e che i rigassificatori dovranno poi trasformare in gas liquido e in energia per tutto il Paese (e forse anche per qualche altro vicino europeo).

Alcune amministrazioni locali, senza uno straccio di progetto in mano, senza né l’idea di massima né una minima discussione nelle sedi competente, si sono fatte avanti improvvisamente, e così dalla Sardegna alla Calabria, ma un po’ ogni regione, sono state avanzate candidature più o meno improvvisate.

Eppure nel documento messo a punto dai tecnici di Bersani (dove c’è una stima della crescita dei consumi nazionali: nel 2010 il fabbisogno sarà di 100 miliardi di metri cubi e solo 8 miliardi arriveranno dalla produzione interna, si mette nero su bianco che «ogni progetto dovrà avere una valutazione d’impatto ambientale e coinvolgere le popolazioni locali». Già, le popolazioni locali.

Di pari passo all’accelerazione istituzionale si sono ovviamente intensificate anche le azioni dei comitati che un po’ in tutta Italia si battono contro i progetti di rigassificazione: così che oggi, mentre la cabina di regia esprimerà (forse) le sue sentenze definitive, sotto Palazzo Chigi qualche centinaio di agguerriti manifestanti sta esprimendo il suo no. No fondato su motivazioni comuni e generali ma anche su specificità locali.

Tre vengono dati quasi per certi (Brindisi, Rovigo e Livorno), poi ci sono gli 8 con le maggiori chance (Trieste, Monfalcone, Ravenna, Taranto, Gioia Tauro, Augusta-Priolo, Porto Emopedocle, Rosignano) e infine la platea degli outsiders dell’ultima ora. Anche se qualche sorpresa potrebbe venire dal ministro dell’Ambiente, che nutrirebbe diversi dubbi sui progetti di Rovigo e di Livorno, a causa di particolari progettuali, prescrizioni di Via da recepire, verifiche ulteriori in corso o piccoli contrasti con l’Unione Europea.

Intanto si tende a dimenticare che i rigassificatori, (che sfruttano una risorsa comunque fossile e finita, anche se la più pulita delle fossili) dovrebbero servire per la fase di transizione che dovrebbe portare nel giro di qualche decennio ad una pressoché totale autonomia dal petrolio e soprattutto a una quota di energia rinnovabile sostanziosa, pari almeno al 25% del totale (ma l’obiettivo dichiarato da Germania e Spagna è il 100% nel 2050).

Nel frattempo il mondo brucia i suoi buoni 76 milioni di litri di petrolio ogni 8 minuti, il tempo necessario, come ricorda un collega giornalista di un quotidiano economico, a leggere con attenzione l’articolo che avete sotto gli occhi.

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