[03/01/2006] Aria

Piombino si interroga sul futuro della siderurgia

PIOMBINO (Livorno). All’indomani dell’intervista rilasciata a greenreport.it dal segretario della Cgil di Piombino Giuseppe Bartoletti, nella quale il dirigente sindacale auspicava il raggiungimento di un’intesa fra Lucchini e Comune ed il superamento del contenzioso giudiziario arrivato ormai al Consiglio di Stato, nella città-fabbrica la discussione non si ferma di certo. Il sindaco di Piombino Gianni Anselmi (nella foto) ribadisce l’utilità dell’atto compiuto dalla sua amministrazione, ovvero l’ordinanza di messa a riscaldo della cokeria: «La nostra forza sta nell’unanimità della delibera approvata dal Consiglio comunale: tutta la città ha mostrato compattezza. Ed il fatto che l’avvocatura regionale ci sosterrà al Consiglio di Stato ci dà la portata del significato politico di ciò che è avvenuto». «Stabilire chi ha ragione – prosegue Anselmi – è importantissimo per molti motivi. Non ultimo, per il fatto che può favorire un accordo che sia vantaggioso nell’interesse generale. Che non è solo l’occupazione, ma anche sostenibilità dello stabilimento, qualità della produzione, sicurezza del lavoro. Qualità della vita, insomma. L’ho detto più volte e lo ripeto: noi non siamo antiindustrialisti, ma crediamo in percorsi di compatibilità fra la fabbrica ed il territorio».
Sul fronte Lucchini, il responsabile relazioni esterne del gruppo, Francesco Semino, esprime «apprezzamento» per le parole del segretario della Cgil. «Credo che siano affermazioni importanti – dice – e non solo perché condividiamo l’obiettivo di fondo, che è quello di arrivare ad un accordo con chi rappresenta la città e con chi rappresenta i lavoratori». «Mi auguro che le cose dette da Bartoletti – prosegue Semino – possano portare all’apertura di un tavolo che affronti una discussione complessiva, senza limitarsi alla questione della 27 forni. Avvertiamo che riprendere il filo del dialogo in modo costruttivo è una esigenza importante, per cui ogni contributo in questo senso è ben accetto. La disponibilità dell’azienda c’è».
Adriano Bruschi, presidente del circolo piombinese di Legambiente, sostiene invece che «finora l’intesa fra le parti non è mai stata possibile». «Accordi e ordinanze non sono mai stati rispettati – dice Bruschi – e anche se è vero che la situazione finanziaria dell’azienda era molto precaria, la conduzione degli impianti e gli investimenti non hanno portato ad alcun miglioramento». «Il Comune – prosegue il presidente di Legambiente – si è trovato costretto a fare un’ordinanza di chiusura: sono anni che noi ambientalisti chiediamo un provvedimento di questo tipo. Ma ciò che preoccupa di più, oltre alla situazione ambientale, è l’aspetto produttivo. Nessuno ne parla in maniera adeguata, l’impressione che ne traiamo è che nessuno sia in grado di indurre l’azienda a scelte produttive drasticamente differenti da quelle attuali. Si pone, insomma, la necessità che la politica governi l’economia, disincentivando le scelte sbagliate e sostenendo quelle giuste. Un problema generale, dal quale Piombino non sfugge di certo».

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