[22/08/2006] Urbanistica

Alberi monumentali e vita

LUCCA. Dopo l´interessamento di Roberto Benigni, anche il ministro dell´ambiente Pecoraro Scanio corre in soccorso della quercia di Pinocchio di San Martino in Colle: «Siamo pronti a mettere a disposizione un gruppo di esperti del ministero per salvare la quercia di Pinocchio».

L´interessamento nazionale per il quercione malato ha riportato al centro dell´attenzione i molti alberi monumentali toscani, censiti da regione, Corpo forestale dello stato e Wwf e trattati come veri e propri monumenti naturali. Un´attenzione che spesso non c´è in altre regioni italiane e che si estende anche ad alberi di parchi e viali, spesso malati o pericolanti, che vedono cittadini e comitati opporsi al loro abbattimento e sostituzione con esemplari più giovani.

La monumentalizzazione e quasi sacralizzazione degli alberi, ma anche il clamore che si solleva per un esemplare di cetaceo o di animale selvatico trovato morto, ci fanno tornare ad una concezione estetica della natura, immutabile, staticamente bella, e dove il bello ed il "selvatico" non può morire.

Invece le piante e gli animali sono esseri che hanno un´inizio ed una fine, partecipano al ciclo della vita, anche gli alberi pluricentenari. Gli animali e gli alberi si ammalano, si feriscono o vengono feriti, vengono attaccati da parassiti, muoiono.

E´ naturalmente giusto e necessario salvare i grandi alberi, difenderli dalle offese del tempo e conservare così il più a lungo possibile la nostra storia e la nostra memoria (anche letteraria, come nel caso del quercione di Pinocchio o dei cipressi di Bolgheri), ma è anche necessario, proprio perché naturale, accettare che alberi, delfini e balene possano concludere il loro ciclo di vita, naturalmente, come destino di tutto ciò che vive.

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