[18/08/2006] Parchi

Patentino per la pesca sportiva in mare per colpire abusi e mercato illegale

ROMA. Sta facendo discutere (e preoccupare) la proposta di Franco Andaloro, capo del dipartimento uso sostenibile delle risorse dell´Istituto centrale per la ricerca applicata al mare (Icram) di istituire un patentino, una licenza per i forse tre milioni di pescatori sportivi in mare. Un provvedimento spesso sollecitato dai pescatori professionisti che vedono in questo esercito di dilettanti un temibile, e spesso esentasse, concorrente:
il Centro ricerche economiche e sociali (Cres) della Uila pesca stima che il prelievo ittico da parte degli appassionati di pesca sortiva sia di circa 19mila tonnellate l´anno di pesci, molluschi e crostacei.

I pescatori sportivi in mare finora sono sottoposti solo al rispetto di teorici limiti di taglia e di una quantità di pescato giornaliero di 5 kg. Si tratta di un fenomeno anche sociale, si pensi solo all’integrazione di reddito che la pesca non professionale rappresenta per molti pensionati delle aree costiere, ma che produce anche abusi, bracconaggio marino ed un mercato parallelo ed in nero del pesce che produce una concorreza sleale verso i professionisti ed una quota significativa di evasione fiscale.

A questo si aggiunga la vendita o il prelievo di specie proibite (come i datteri di mare e il rossetto) o di pesci sottotaglia. Ma sarà difficile regolare rapidamente un settore che si disperde in molti rivoli di attività: i pescatori sportivi che utilizzano imbarcazioni sono quantificati in 1 milione e mezzo circa, con i pescatori subacquei e da terra si potrebbero raggiungere i due milioni!

Secondo le stime del Cres la pesca sportiva sarebbe responsabile del 4% dell’intero prelievo degli stock ittici costieri (467.000 tonnellate), ma gli sportivi catturano oltre un quarto (26%) delle 69.000 tonnellate di prodotti ittici pescati dalla piccola pesca costiera professionale.

Un’attività di pesca che sta diventando sempre più sofisticata dal punto di vista dell’uso delle molteplici attrezzature da pesca e delle imbarcazioni, così da permettere ad una parte dei pescatori sportivi di spingersi anche a parecchie miglia dalla costa e di esercitare la pesca anche a grandi profondità ed a specie che prima erano difficile da catturare da parte dei dilettanti.

L’Icram tiene a precisare che la proposta non vuole essere punitiva, ma vuole regolamentare un settore esposto a illegalità e abusi, seguendo gli esempi europei di gestione della pesca sportiva e di tutela della piccola pesca professionale costiera.

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