[17/08/2006] Urbanistica

Architetture sul mare, quando l´arte dimentica l´ambiente

LIVORNO. Per costruire Il Burj al-Arab, il lussuono hotel terminato nel 1999 su disegno di Thomas Wills Wright è stato necessario realizzare prima un´isola artificiale di fronte a Dubai (nella foto).
Il padiglione Veles et Ventes , progettato dall´architetto londinese David Chipperfield, è stato costruito sul mare di Valencia.
Il Turning Torso di Malmoe in Svezia è invece la torre-grattacielo (149 appartamenti) a picco sul mare firmato da Santiago Calatrava.

L´elenco potrebbe proseguire all´infinito, ricordando edifici già in piedi e progetti ancora sulla carta, come la torre faro che Massimiliano Fuksas ha progettato per Savona, o come la Crotone 2 che dovrebbe sorgere davanti alla crotone 1, con i suoi palazzoni e villette per 60mila abitanti, i suoi campi da golf, gli alberghi a cinque stelle, i parchi, i cinema, i Disney village, le piscine sul mare, la ferrovia e addirittura uno stadio da 30mila posti. Quest´ultimo progetto, denominato Europaradiso ha ancora un unico neo: manca la valutazione di impatto ambientale. Ma se Crotone 2 ha l´aria di una grande boutade (speriamo) del tipo di quella lanciata mesi fa dal sindaco di Forte dei Marmi per la costruzione di un´isola galleggiante davanti alla cittadina versiliese, il problema del rapporto tra architettura, arte e ambiente è particolarmente delicato.

Ne abbiamo parlato con Anna Maria Marrocco, assessore provinciale di Livorno alla difesa del suolo ma soprattutto architetto con specializzazione in bioedilizia e risparmio energetico

«Secondo me il vero valore dell’architetto – afferma senza esitazione Marrocco - è quello di sapersi inserire nel territorio dove deve operare e capire il genius loci del posto, cioè delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città».

Anna Maria Marrocco ammette che purtroppo «gli interventi di grandi architetti a volte sono solo una copertura per altri tipi di interesse che non hanno valore artistico ma solo economico. Questo è frutto di una cattiva formazione, perché oggi le università creano negli architetti solo una visione spaziale ignorando totalmente l´aspetto temporale, che invece è fondamentale: non c´é mai una previsione di quali saranno le conseguenze dell´opera, degli eventuali cambiamenti climatici, dell´impatto che si avrà sul territorio».

L´assessore provinciale livornese ritiene comunque che in questo contesto la Regione stia lavorando bene: «Le proposte che ogni tanto escono fuori come quella di Forte dei Marmi - sostiene - sono solo tentazioni di tipo autoreferenziale, ma la Toscana, è la prima regione a farlo, sta acquisendo una vera e solida cultura delle politiche integrate, dall´erosione alla difesa del suolo, fino alle dinamiche del mare, così come del resto ci sta raccomandando l´Europa. E una dimostrazione di questo è anche nel Prs, dentro il quale è stata inserita per esempio la mozione dei Verdi sul sistema costiero».

In conclusione Anna Maria Marrocco auspica quindi «un´inversione di tendenza del mondo dell´architettura, a favore di una bioarchitettura che abbandoni concetti avulsi dalla cultura del posto e dalla reale disoponibilità delle risorse del territorio».

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