[09/08/2006] Acqua

Maracchi: «Cambiamenti climatici mai così repentini»

LIVORNO. Tropicalizzazione del Mediteranno sì, tropicalizzazione del Mediterraneo no: esperti a confronto. Ieri Giuseppe Cognetti, professore emerito del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, è intervenuto su greenreport.it bollando come fandonie tutto quello che sta sulle pagine dei giornali in queste settimane: dal riscaldamento del mare, all’invasione delle meduse, alle alghe killer, fino alla motivazioni della presenza dei pesci tropicali nelle nostre acque.

Oggi abbiamo chiesto un parere a Giampiero Maracchi (nella foto), climatologo e direttore dell’Istituto per l’agrometeorologia e l’analisi applicata all’agricoltura e del Cnr Ibimet di Firenze.

Professor Maracchi, che cosa ne pensa delle situazione del nostro mare?
«Essendo un climatologo, non voglio entrare nel merito della questione dal punto di vista biologico. Ci sono però delle cose incontrovertibili: il cambiamento del clima e l’aumento della temperatura del mare. Su entrambe le questioni c’è un’ampia letteratura e i dati che dimostrano l’espansione della cella convettiva di Hadley e di quella di Walker. Il termine tropicalizzazione non è scientifico, ma serve per spiegare il fenomeno. A prova dell’aumento di temperatura del mare ci sono i cambiamenti degli ecosistemi marini come dimostra la presenza del pesce serra».

Il professor Cognetti sostiene però che i pesci arrivano da noi perché sono aumentati i traffici con l’apertura del canale di Suez. Inoltre che le temperature nel Mediterraneo sono sempre state soggette a oscillazioni.
«Il canale di Suez è aperto da anni e anni e fino ad oggi questi fenomeni non si registravano. Le temperature del mare, lo ripeto, sono aumentate e di molto in poco più di 15 anni. Prima le variazioni erano più lente».

Dopo il caldo di luglio, è arrivato un insolito agosto fresco. Perché?
«Il riscaldamento degli oceani sta modificando il clima. E lo mettono in evidenza i tre gradi registrati in più a luglio, fenomeno determinato dall’anticiclone della Libia che c’è sempre stato, ma che non arrivava mai così a nord. Ora, invece, c’è l’aria fredda proveniente dal nord est atlantico che porterà perturbazioni fino a settembre e che prima aveva luogo solo negli ultimi giorni di agosto».

Ieri è arrivata la notizia che nei pressi del Polo Nord – nel villaggio di Kuujjuaq in Quebec - si è registrata una temperatura di 31 gradi, tanto che gli inuit hanno dovuto comprarsi i condizionatori d’aria. Che cosa ne pensa?
«Onestamente non ho letto questa notizia, però mi pare strano. Comunque è vero che nei paesi scandinavi abbiamo una dislocazione dell’anticiclone delle Azzorre prima mai registrata. L’anticiclone infatti si è sempre mosso secondo i paralleli, mentre ora anche secondo i meridiani. Da qui il luglio africano sul Mediterraneo, e l’estate mediterranea in Inghilterra e in Norvegia. Mutamenti dovuti appunto alla circolazione generale e agli spostamenti di masse d’aria».

Quali sono le motivazioni? Ne esistono anche di naturali?
«La principale è l’effetto serra. E’ cambiata la composizione dell’atmosfera del pianeta che così si riscalda. I cambiamenti climatici ci sono sempre stati, ma mai così repentini, qui si possono registrare nell’arco di 15 anni».

E’ una deriva che si può fermare?
«Tornare indietro non è semplice. I trattati internazionali basterebbero se non ci fossero Paesi che stanno crescendo rapidamente. La situazione è preoccupante. Basti vedere anche le piogge intense che danni stanno facendo. E anche queste ci sono sempre state, ma mai con questa frequenza. I danni ammontano a 8 mila miliardi di vecchie. La stessa cosa si può dire degli uragani. Ci sono sempre stati, è vero, ma non così spesso».

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