[07/08/2006] Comunicati

Cocchi: fare l´Unione in Toscana è cosa utile anche per il governo del Paese

LIVORNO. I voti favorevoli di Rifondazione Comunista e Verdi sia a Pisa per l’approvazioni del Ptc, sia a Piombino per il Piano strutturale, ma anche l’accordo trovato per il regolamento urbanistico di Portoferraio, sono segnali che in qualche modo spingono dal basso verso la costituzione dell’Unione a livello Regionale? Dimostrano che c’è la possibilità di accordarsi sulle grandi strategie? Sono i nuovi elementi che aggiungiamo al dibattito che stiamo ormai portando avanti da alcune settimane. E che oggi affrontiamo con Paolo Cocchi (Nella foto), capogruppo Ds in consiglio regionale.

Restano intatte le nostre tre tesi: l’Unione che in Toscana non c’è, che trova i punti di frizione fra le sue forze politiche soprattutto sulle tematiche della sostenibilità ambientale dello sviluppo, e che vede il confronto interno avvenire esclusivamente nelle assemblee elettive e fra amministratori

Cocchi, perché l’Unione non si è costituita in Toscana? Non pensa che questo freni sia le politiche della sostenibilità sia quelle dello sviluppo? «L’Unione in Toscana non si è mai costituita. Questo perché con Rifondazione Comunista ci hanno diviso moltissime cose. Le principali sono che non ha mai partecipato ad alcuna scelta della Regione Toscana, mai votato un piano sanitario, o un piano di sviluppo, o un piano strutturale. Esisteva e esiste un divario obiettivo che ha ragioni profonde. Ma si è avviato a partire da questa legislatura un confronto che ha portato a notevolissimi passi in avanti. Una fase positiva anche su elementi di dissenso. Ci sono punti di vista diversi sullo smaltimento dei rifiuti o sulle scelte infrastutturali, tuttavia il confronto è aperto e l’astensione al piano regionale di sviluppo di Rifondazione va letta in modo positivo e anche il loro voto favorevole sul piano dello sviluppo agricolo. Un documento importante. Il confronto quindi prosegue in maniera positiva. Quello che si aspetta è l’ingresso di Rifondazione in maggioranza. Maggioranza, comunque, capace di governare, che ha un consenso amplissimo e che sta portando avanti un programma. Lavoriamo tuttavia perché Rifondazioni entri, è una cosa utile anche per il Governo del Paese. Per noi l’Unione serve e deve essere fatta».

E’ d’accordo comunque che i punti di frizione nell’Unione sembrano essere soprattutto sulle tematiche ambientali? «Ci stiamo confrontando. La differenza rispetto a Rifondazione comunista è che la maggioranza è vincolata a un programma. E’ evidente che sull’ambiente partiamo da presupposti diversi, ma se c’è volontà politica di costruire l’Unione si costruisce anche in Toscana e da una situazione di opposizione. Bisogna che ognuno faccia dei passi verso l’altro. Bisogna trovare elementi che ci facciano stare insieme. Lo vedremo quando scriveremo il nuovo programma. Su altre cose c’è del terremo comune. Sulle infrastrutture e l’impiantistica in generale ancora no, ma io penso che possiamo provare a trovare un’intesa. Finora le cose sono state positive anche se so che è la fase finale la più impegnativa».

Gli accordi trovati a Pisa, Piombino e Portoferraio come vanno letti? «Le situazioni a livello locale sono più complesse. Basti pensare a Livorno e al rigassificatore. Ma se la Regione riuscisse a dare un indirizzo di marcia, anche le situazioni locali ne trarrebbero beneficio. Da accordi regionali potrebbero muoversi anche azioni locali, mentre il contrario è assai difficile».

Il dibattito all’interno dell’Unione sembra però restare soprattutto tra gli amministratori. Non pensa che servirebbe un ritorno delle forze politiche nel ruolo di soggetti che elaborano e dialogano direttamente con la società civile? «Il confronto avviene nelle sedi dove deve svolgersi sia tra gli amministratori sia tra i cittadini. Ma non riguarda il nostro confronto con Rifondazione. I limiti della politica esulano da questa situazione».

Torna all'archivio