[07/08/2006] Rifiuti

Artusa: sui procedimenti di infrazione della Ue, la Toscana è a posto

FIRENZE. Il ministro Pecoraro Scanio sta preparando una rivoluzione copernicana per affrontare le oltre 60 infrazioni avviate dall’Unione Europea contro l’Italia. Tutte sono a carico del Ministero dell’Ambiente, per Pecoraro Scanio, però, non sarà più solo lo Stato a pagare nel caso di sanzioni pecuniarie, ma anche le Regioni. Laddove sia dimostrato la loro responsabilità. E i dati parlano chiaro: oltre il 60 per cento dei 67 procedimenti (36), deriva da violazioni di Comuni, Province e Regioni. Della cosa ne abbiamo discusso con l’assessore all’ambiente Marino Artusa (Nella foto), che ci ha dato subito una buona notizia: «Nessuna delle infrazioni è a carico della Regione Toscana».

Assessore, che cosa ne pensa dell’iniziativa del ministro che sembra avere già incassato il benestare della Commissione? «Sono d’accordo sul principio di responsabilità. Chi non fa applicare le norme ne deve rispondere. Negli ultimi 5 anni però le responsabilità sono state del precedente Governo che ha fatto lavorare tutti in condizioni difficili. Se le nuove normative, quindi, ci daranno più autonomia, è giusto che ci sia anche più responsabilità».


Per fortuna, (ma non solo), al momento la Toscana non è tra le Regioni chiamate a rispondere dei procedimenti dell’Ue. «Esatto, al momento non ci sono criticità, però ci sono state, ma le abbiamo già superate».

Quali sono? «Il Ministero ci aveva segnalato la presenza di nitrati di origine agricola in tre zone: area tra San Vincenzo e Fossa calda, Canale maestro della Cornia e zona costiera della Laguna di Orbetello e lago Burano. Zone definite vulnerabili da nitrati di origine agricola. Avuta la segnalazione siamo intervenuti con delibera approvata dal consiglio regionale il 19 giugno 2006. La situazione è stata sanata assieme all’assessorato all’agricoltura dando indicazioni per ridurre la pressione antropica».

Tra le cause di questa problematica situazione che vede l’Italia in grossa difficoltà con l’Unione Europa, il ministro individua anche quella della mancanza di coordinamento tra i livelli locali, provinciali e regionale e le politiche centrali. Per questo sono allo studio corsi di formazione e atti di indirizzo che guidino le amministrazioni nell’applicazione del diritto comunitario.

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