[07/08/2006] Energia

L´accordo Gazprom-Sonatrach accelera le necessità di alternative e diversificazioni

ROMA. L’accordo tra Gazprom e Sonatrach ripropone ancora una volta (come se non ce ne fossero abbastanza) i timori per il futuro energetico del nostro pianeta, e scendendo di qualche gradino dell’Europa (che acquista il 60% del gas dai due Paesi Russia ed Algeria) e dell’Italia, che invece ne è cliente per il 70%.

«Era assolutamente prevedibile che l’Algeria e la Russia avrebbero trovato prima o poi un’alleanza – commenta il direttore scientifico del Kyoto club Gianni Silvestrini – Adesso lo scenario che si andrà a comporre sarà una prima fase in cui chi ha il controllo dei gasdotti avrà una leva economica ancora più forte dell’Opec. Successivamente il mercato si evolverà anche in direzione delle “metaniere” e quindi del gas trasportato via mare e rigassificato nei Paesi di utilizzo. Ci vorrà però almeno una decina d’anni prima che i principali paesi creino o espandano i loro rigassificatori diversificando le fonti di approvvigionamento e riequilibrando il mercato».

Secondo Gianni Silvestrini quindi l’accordo di questi giorni deve essere considerato «un campanello d’allarme per i Paesi europei, che devono immediatamente accentuare da un lato l’efficienza energetica e dall’altro accelerare le politiche di approvvigionamento attraverso impianti di rigassificazione. In più potrebbe essere utile cercare di creare una sorta di contro-accordo tra paesi consumatori».

Silvestrini non teme che in futuro anche i Paesi esportatori via mare di gas possano allinearsi ai prezzi della nascente “Opec del gas”. «Per un semplice motivo non lo temo – spiega il direttore scientifico del Kyoto club - i paesi che sono in grado di esportare gas sono molti di più di quelli che hanno gasdotti. Quindi si arriva a una diversificazione molto più ampia: non ci saranno 2-3 grandissimi attori ma ce ne saranno alcune decine e la concorrenzialità sarà garantita».

Di parere diverso il responsabile Energia di Legambiente Massimo Serafini: «Qualche rigassificatore andrà fatto sicuramente, lo diciamo da tempo – afferma – ma rigassificare non sarà mai risolutivo, perché la Nigeria o gli altri Paesi che esportano gas non ce lo danno mica gratis e in presenza di prezzi più alti alzeranno anche i loro. Sarà invece meglio che l’Europa faccia in fretta a pensare a qualcosa di veramente alternativo a petrolio e gas perché ci aspettano inverni in cui i prezzi dell’energia saranno davvero molto più cari».

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