[02/08/2006] Comunicati

Kutufà: opere e infrastrutture servono per far ripartire lo sviluppo

LIVORNO. Proseguiamo oggi il nostro dibattito sulle tre tesi dell’editoriale di greenreport della scorsa settimana. Ovvero l’Unione che in Toscana non c’è, che trova i punti di frizione fra le sue forze politiche soprattutto sulle tematiche della sostenibilità ambientale dello sviluppo, e che vede il confronto interno avvenire esclusivamente nelle assemblee elettive e fra amministratori. L’interlocutore odierno è Giorgio Kutufà (nella foto), presidente della Provincia di Livorno ed esponente della Margherita.

Kutufà, in Toscana l’Unione non si è costituita. Questo non rischia di frenare sia le politiche della sostenibilità che quella dello sviluppo? «Mi auguro di no, ma è comunque un limite il fatto che non si riesca a trovare in Toscana un’intesa che rispecchi quella nazionale. Il problema è che i maggiori attriti e ostacoli alla costituzione dell’Unione arrivano proprio quando si affrontano le tematiche ambientali».

Con questa ultima affermazione lei introduce proprio la nostra seconda domanda: ovvero che le frizionI nell’Unione sembrano essere soprattutto sulle tematiche ambientali. Come mai? Quali sono le responsabilità della Margherita? «Come dicevo, i problemi maggiori nascono sulle politiche ambientali e in particolare quando si parla di rifiuti e di energia. Accade anche in Provincia a Livorno. Io credo che in una logica di intesa vadano superati questi elementi, ma ritengo che la Margherita, sui temi ambientali, non abbia atteggiamenti più conflittuali degli altri. Eventualmente su alcune visioni dello sviluppo economico rispetto a Rifondazione Comunista, questo sì. Noi non siamo un ostacolo aggiuntivo. Noi siamo più sviluppatori, mentre Rifondazione è più per la salvaguardia. Il punto di contrasto però non è sugli inceneritori, ma sulle opere infrastrutturali quindi viarie e ferroviarie. Per noi sono la base dello sviluppo e chi si oppone fa la guerra allo sviluppo, che riteniamo invece indispensabile per far ripartire l’economia Toscana, attualmente in grande affanno».

Il dibattito all’interno dell’Unione sembra restare soprattutto tra gli amministratori. Non pensa che servirebbe un ritorno delle forze politiche nel ruolo di soggetti che elaborano e dialogano direttamente con la società civile? «E’ vero. C’è una debolezza della politica di pensare in grande e in prospettiva e viene supplita dalla gestione delle amministrazioni locali. Che però hanno due limiti: quello di avere una approccio spesso emergenziale rispetto alle questioni e, secondo, troppo legato alle loro competenze, cosa peraltro inevitabile. I partiti dovrebbero effettivamente avere una visione più ampia e fare da punto di riferimento per i cittadini e per le istituzioni. Dovrebbero recuperare quel ruolo di elaboratori di pensieri lunghi».

Torna all'archivio