[01/08/2006] Consumo

Animalisti contro il ministro della salute su caccia e influenza aviaria

ROMA. Animalisti italiani, Enpa, Lipu e Wwf hanno scritto al ministero della salute per denunciare il rischio di una impasse nell’attività di prevenzione e contrasto dell’influenza aviaria. «Appare particolarmente grave - scrivono le associazioni - il tentativo avvenuto nel corso della task force aviaria riunitasi il 26 luglio presso il ministero della salute di riaprire la questione dell’utilizzo dei richiami vivi di caccia, che risultano vietati da ordinanza ministeriale fino al 31 dicembre 2007. Il divieto non solo è in linea con le decisioni europee in cui si evidenzia la notevole pericolosità di tale pratica ai fini della propagazione del virus, ma è stato ribadito dagli stessi istituti scientifici italiani di riferimento, che hanno inteso richiamare la pericolosità dell’utilizzo dei richiami vivi e la necessità della conferma del loro divieto, quale ineludibile misura precauzionale».

Qualunque deroga a tale divieto sarebbe dunque per gli animalisti non solo incontrollabile ma ingiustificata e oltremodo pericolosa. Intanto gli ambientalisti sono preoccupati per il ritardo nell’acquisizione di dati nelle aree nord-euroasiatiche, Russia, Kazakhstan ecc., dove sono attualmente presenti gli uccelli migratori che in autunno torneranno in Italia per fermarsi o per proseguire verso l’Africa.

«Da tali dati si dovrebbe infatti conoscere la situazione epidemiologica in atto e lo scenario che verrebbe a verificarsi nel nostro Paese, permettendo quindi di adottare le misure precauzionali, ivi incluso l’eventuale divieto o limitazione della caccia. Criticabile - aggiungono le associazioni «è poi la decisione di non riproporre il divieto di immissione di fauna selvatica da allevamento a fini venatori, scaduto lo scorso mese di maggio, subordinando un nuovo eventuale divieto solo all’isolamento di un caso positivo al virus, con un evidente ribaltamento del principio precauzionale».

Invece l’intenzione del ministero di sospendere inizialmente l’attività venatoria per soli dieci chilometri, o per area omogenea vicina alla zona di ritrovamento dei casi di virus appare infine «blanda e non conforme con i pareri degli istituti scientifici», perché gli istituti scientifici propongono la chiusura immediata per macroareali che sarebbe più efficaci.

«L’impressione generale - concludono Animalisti, Enpa, Lipu e Wwf - è che qualcosa stia scricchiolando nel fronte comune di istituzioni, scienziati, associazioni e categorie varie e nell’impegno teso ad affrontare il complesso problema dell’influenza aviaria. Un’impressione che deve immediatamente essere cancellata, a partire dal Ministero della Salute: si torni, senza esitazioni, a porre la scienza e la sicurezza al centro del tavolo e si impedisca che di fronte a una questione così delicata, interessi di piccole parti prevalgano sulla tutela della salute dei cittadini, sul benessere e la conservazione della natura e dunque sul generale e ineludibile principio di precauzione».

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