[31/07/2006] Parchi

Parchi, non ci sono soldi

ROMA. Il presidente della Commissione ambiente del Senato, Tommaso Sodano (nella foto), ha trasmesso il parere sullo schema di ripartizione dello stanziamento 2006 per i parchi del Ministero dell’ambiente. Non sono buone notizie: nel 2006 le risorse destinate alle aree protette sono diminuite e le prospettive non sono rosee.

Il parere prende atto ed è comunque favorevole ma con osservazioni. I senatori chiedono che a partire dal 2007 «siano indicati più chiaramente i criteri seguiti dal ministero competente per garantire il riparto dei fondi in favore degli Enti parco nazionali esistenti sul territorio e che è necessario in futuro allegare – come previsto dalla legge 549 del 1995 (articolo 1, comma 40) – il rendiconto annuale di ogni singolo ente ammesso al finanziamento» e segnala al governo la necessità di un’inversione di rotta e di un incremento delle risorse, ma anche che occorre «rivedere le procedure di approvazione della ripartizione delle risorse per dare maggiori certezze agli enti parco. Anticipando i tempi di approvazione del riparto per evitare che i ritardi gravino e si riproducano sugli enti parco, in tal senso il riparto dovrebbe essere approvato prima possibile in modo che i parchi possano approvare il bilancio di previsione nei primi mesi dell’anno».

Intanto però le risorse per le azioni nazionali sono state cancellate, e con questa scelta progetti di sistema come Ape (Appennino Parco d’Europa), Itaca (isole minori), Cip (coste italiane protette), sono rimasti senza dotazioni finanziarie e senza prospettive concrete. La commissione chiede al governo di cogliere l’occasione della discussione del decreto-legge sulle «Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e al razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all´evasione fiscale» per escludere i parchi nazionali da altri tagli delle già ridotte risorse e di individuare meccanismi per «allentare i vincoli, eccessivamente stringenti, che derivano al sistema dei parchi nazionali, e ai comuni in essi ricadenti, dalla rigida applicazione delle regole previste dal patto di stabilità interno e che costituiscono una delle principali cause della formazione delle rilevanti giacenze di cassa di tali enti».

La Commissione ambiente chiede al ministero di valutare «se uno strumento concreto che potrebbe consentire di potenziare la dotazione finanziaria dei parchi nazionali sia l’applicazione dell’articolo 7 della legge n. 394 del 1991. Tale articolo prevede la possibilità, per gli enti locali compresi all´interno di un parco, di avere priorità nella concessione di finanziamenti dell’Ue, statali e regionali per interventi che vanno dal recupero dei centri storici alle attività sostenibili, ma anche il finanziamento per l’utilizzo di fonti energetiche a basso impatto e rinnovabili. Una facoltà mai utilizzata da parte dei comuni e su cui il Ministero potrebbe invece svolgere un importante ruolo di indirizzo partendo proprio dalle disponibilità finanziarie del dicastero dell´ambiente e della tutela del territorio per investire in attività di sviluppo sostenibile nei parchi». Quindi si suggerisce «una corsia preferenziale per i comuni dei parchi che possono perciò finanziare la realizzazione della rete fognaria di un borgo montano, oppure recuperare una malga e dotarla di energia elettrica attraverso pannelli solari. Attività che molte aree protette hanno già fatto ma che hanno finanziato con le scarse risorse del loro bilancio». Sarebbe anche questa una maniera per riconoscere, finanziando queste opere con risorse di altre direzioni del ministero, il ruolo fondamentale ed universale che svolgono le aree protette, in una strategia «condivisa con le regioni e gli altri ministeri ed una regia centralizzata presso la direzione generale per la protezione della natura del ministero».

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