[28/07/2006] Consumo

I «custodi dei sapori e dei saperi» provano a salvare la biodiversità agricola

ROMA. La Confederazione italiana agricoltori (Cia) pensa che gli agricoltori siano gli ultimi paladini della biodiversità, i «custodi dei sapori e dei saperi» e raccoglierà nell’«atlante del seme perduto» tutti i produttori agricoli che «hanno ridato vita a tradizioni, a coltivazioni, ad usi e a culture secolari, conservando semi ormai sconosciuti, allevando animali che rischiano l’estinzione e continuando a preparare e curare produzioni di cui si sta perdendo traccia e che, invece, hanno costituito l’alimentazione delle generazioni passate, arricchendo le tavole e deliziando i palati.

Il presidente nazionale della Cia, Giuseppe Politi ha già presentato i contenuti di una proposta al Parlamento per il riconoscimento giuridico di questi agricoltori e per finanziare l’attività di conservazione e di produzione di colture tradizionali e tipiche. «Il nostro obiettivo – ha detto Politi – è quello di valorizzare il sapiente ed oneroso lavoro di tanti agricoltori che da tempo si dedicano alla salvaguardia della biodiversità, alla tutela di una cultura e di una storia che affonda nei secoli. La realizzazione dell’Atlante non è, quindi, solo una sorta di guida o di ‘vademecum’ ai percorsi agricolo-alimentari di un tempo legati al territorio, ma deve anche rappresentare il giusto riconoscimento di chi ha scelto di operare per un´agricoltura ricca e variegata, per la preservazione della biodiversità rurale, per dare valore alla nostra civiltà contadina».

La difesa della biodiversità agricola è prioritaria per la Cia. Che spiega come «negli ultimi cento anni nel mondo siano scomparsi i tre quarti delle diversità genetiche delle colture agricole». E attualmente più di 1350 sono in pericolo di estinzione. «Solo in Italia alla fine del diciottesimo secolo vi erano più di 8000 varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2000», precisa la Cia. Le mele sono l’esempio più eclatante: «All’inizio del 1900 in Europa se ne conoscevano 5000 varietà. Adesso non superano le 1800. Un dato relativo all’Italia fa comprendere il quadro della situazione: circa l’80 per cento delle mele prodotte appartiene a solo quattro gruppi di cultivar: due americani (le rosse Red delicious e le gialle Golden delicious), uno australiano (le verdi Granny Smith) e uno neo-zelandese (le bicolori Gala)». Non va meglio per le specie di ortaggi: più del 90% delle sementi delle varietà commerciali di pomodori, cetrioli, peperoni, meloni, cocomeri, sono ibridi brevettati e molte delle delle varietà che ha più di 35 anni (il 3% del totale) rischia di scomparire definitivamente.

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