[25/07/2006] Acqua

Blue book 2006, in 20 anni l´acqua costerà il 40% in più

ROMA. I dati principali che emergono dal Blue Book 2006, rapporto sul servizio idrico integrato in Italia redatto da Utilitatis, istituto di ricerca di FederUtility, ed Anea, Associazione nazionale degli enti di ambito, parlano di un aumento dei consumi idrici previsti per i prossimi venti anni del 17,4%, passando dai 4,9 miliardi di metri cubi attuali a 5,8 mld del 2025. Lo stesso rapporto si sofferma anche sulle tariffe anch’esse destinate ad aumentare, passando da una media di 0,93 euro per metro cubo ad 1,38 euro fra quindici anni, con un incremento di oltre il 40%.

L’aumento tariffario va in rapporto alle previsioni d’investimento dato che contestualmente vi è una diminuzione dei costi operativi. Per un insieme di Piani d´ambito riferito al 73% della popolazione residente, si prevede una spesa totale nel servizio idrico integrato di circa 39 mld di euro, 4,5 dei quali dovrebbero trovare copertura con finanziamenti pubblici. Una previsione che, estesa a livello nazionale, porta l´impegno di spesa a 53,5 mld, dei quali 6,1 coperti da fondi pubblici. Da questi dati emerge la necessità di trovare dei correttivi (anche di tipo legislativo) per cercare di limitare le criticità emerse: aumento dei consumi, aumento della tariffa legato agli investimenti (pur necessari) ma non ai reali consumi di risorsa.

Allora è necessario intervenire sulla modalità di governo della risorsa idrica in modo da tener conto della domanda ed in parallelo sviluppare una seria politica di conservazione che preveda diminuzione dei consumi e razionalizzazione degli stessi. Per quanto attiene la tariffa risulta evidente che il meccanismo attuale ha dei limiti: la tariffa da sola non può coprire tutti i costi degli investimenti necessari per un miglioramento dei servizi e della qualità ambientale e quindi necessario ricorrere in maniera più consistente alla fiscalità generale. Inoltre devono essere maggiormente penalizzati i consumi eccessivi, salvaguardate la fasce più deboli e le famiglie numerose considerando (come non avviene oggi) il numero dei componenti familiari nell’unità abitativa.

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