[25/07/2006] Rifiuti

Un´azione forte della Regione potrebbe sbloccare le bonifiche

LIVORNO. Jacopo Tinti, responsabile Rifiuti e bonifiche di Ambiente sc e consulente di varie istituzioni, ritiene che sulla questione della messa in sicurezza di emergenza dei siti di interesse nazionale siamo giunti a un punto di svolta, dopo la conferenza di servizi istruttoria che si è svolta la scorsa settimana a Roma nella sede del ministero dell’ambiente.

«Cominciamo prendendo il buono che c’era nella proposta del ministero – dice Jacopo Tinti - Il ministero ha proposto nell’ultimo anno un intervento coordinato e congiunto di tutti i soggetti interessati, con la pecca però che si trattava di una scelta centralistica, calata dall’alto da un soggetto terzo sconosciuto come Sviluppo Italia, imposto con una scelta arbitraria. Questo è stato l’errore sostanziale che ha portato all’opposizione da parte degli attori locali».

Adesso però il ministero chiede interventi rapidi, con progetti elaborati singolarmente da ciascun soggetto che insiste all’interno delle aree perimetrale come siti di interesse nazionale, che in Toscana sono Livorno, Piombino Carrara e Orbetello.

«Intanto metterei da parte Orbetello perché si tratta di un’area industriale comprata da privati e per la quale il discorso è diverso – continua Tinti – per quanto riguarda invece Livorno, Piombino e Carrara ci sarebbe secondo me la possibilità di una proposta progettuale che nasca dal territorio: un’ azione coordinata e congiunta con un regia che potrebbe essere della Regione, avvalendosi delle istituzioni locali come strumenti operativi e di coordinamento sul territorio».

Secondo Jacopo Tinti questo ruolo a livello locale potrebbero giocarlo il Comune di Piombino da una parte e le due province di Livorno e Massa Carrara dall’altra, visto che i Sin in questo caso riguardano due comuni confinanti: Livorno-Collesalvetti e Carrara-Massa.

«E questa iniziativa progettuale coordinata dalla Regione – prosegue il consulente di Ambiente Sc – dovrebbe partire per prima cosa da uno studio dettagliato sulla qualità chimica della falda acquifera, che ancora oggi non si conosce se non a livello puntuale, a macchia di leopardo. Quindi elaborare un sistema informativo territoriale di tutti i dati di qualità chimica e di informazioni idrogeologiche. Questa fase non dovrebbe durare più di 6 mesi e solo allora, sulla base di questi dati, procedere a un’analisi di rischio ecologico, sanitario e ambientale per capire davvero quali sono le reali esigenze di messa in sicurezza di emergenza: prima quindi capire se va fatta, e poi individuare le aree critiche, ribaltando di fatto la visione ministeriale che voleva un intervento a prescindere sulle intere aree perimetrate».

Per l’esperto di bonifiche servirà comunque «un grande sforzo di regia e di solidarietà. Tutto il territorio deve investire e partecipare perché il ministero ha avuto un legittimo atteggiamento di chiusura in quanto da anni i soggetti interessati sul territorio hanno tirato in lungo la cosa. Ma un’azione forte della Regione – conclude Jacopo Tinti – potrebbe sbloccare definitivamente la situazione ed essere accettata anche da Roma».

(nella foto: un´immagine dall´alto del porto di Livorno)

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