[24/07/2006] Parchi

Aree marine protette, basta applicare le leggi che già ci sono

PISA. Il ministro Pecoraro Scanio ha annunciato con comprensibile soddisfazione che il suo ministero si occuperà ora anche del mare. Le coste e le acque marine, da noi come in tutta Europa, presentano – come sappiamo – delicatissimi problemi ambientali, come risulta anche da recentissimi documenti comunitari quali il Libro Verde sul mare sul quale si è avviata una consultazione alla quale dovremmo partecipare anche noi con impegno. Non a caso queste allarmate denunce sono accompagnate sempre dall’invito a superare ogni visione e impostazione settoriale per puntare su politiche integrate, pianificate volte a superare quella separatezza terra-mare che contraddistingue da sempre la gestione del nostro territorio. Anche quello protetto, anche i parchi e le aree protette.

Da anni l’Unione europea sostiene, infatti, politiche di gestione integrata delle coste. Da noi dal 1982 c’è una legge sul mare che prevede una pianificazione costiera. Dal 1991 c’è la legge quadro 394 sui parchi che stabilisce per le aree protette una gestione non separata terra-mare: d’altronde l’inquinamento delle acque in larga misura viene da terra oltre che dagli sversamenti e incidenti navali. Tuttavia, finora questa separatezza è stata mantenuta cocciutamente e colpevolmente. A cominciare proprio dalle aree protette che dovrebbero fare invece da battistrada e da esempio positivo.

Vedi invece tutte le storie e i pretesti che si accampano per la Meloria e il suo passaggio in gestione al Parco regionale di Migliarino San Rossore, Massaciuccoli. Vedi quelle aree marine che sebbene contigue a parchi terrestri vengono gestite separatamente e per di più con organismi non rappresentativi di quella collegialità istituzionale propria degli enti parco. Che senso ha parlare di aree marine all’Elba o all’Asinara gestite separatamente o comunque in maniera differenziata dall’area terrestre? Che senso ha, come ha già più volte denunciato la Corte dei Conti, istituire aree marine protette riservandosi il ministero di decidere poi a babbo morto e a suo insindacabile giudizio come gestirle, magari venendo meno ad intese già sottoscritte come è avvenuto recentemente in Sicilia per l’Isola delle Femmine?

Ecco, il ministro Pecoraro Scanio inizi da qui ad avvalersi della nuova competenza del ministero. Per farlo e farlo bene non ha bisogno di nuove leggi. Basta che attui e rispetti quelle che già ci sono.

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