[19/07/2006] Aria

Competitività, crescita, sostenibilità e pedagogia delle catastrofi

LIVORNO. Emissioni e competitività. Crescita economica e sostenibilità. Pedagogia delle catastrofi e tsunami, (anche se questa volta fa meno notizia, perché i morti ad oggi sono solo 525 e forse arriveranno al massimo a un migliaio fra qualche giorno). Temi e pezzi dell’attualità di questi giorni che nessuno incrocia. Eppure basterebbe allargare lo sguardo anche alla gerarchia delle notizie che appaiono in questi giorni sulla stampa italiana per capire che di interrelazioni ce ne sono eccome.

A partire dallo scontro tra Israele e Libano (e siamo sicuri che non abbia nulla a che fare con le emissioni di CO2?), passando per lo sciopero di farmacisti e tassisti (toh, ritorna il tema della competitività, e quindi della crescita) fino allo schema di piano nazionale delle emissioni 2008-2012 presentato dal ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio: scaricare in atmosfera una tonnellata di anidride carbonica costerà in Italia 22 euro, per uno shopping complessivo stimato in 865,3 milioni di euro per il settore termoelettrico (nel primo periodo di applicazione del sistema di emission trading era stato di 673,1 milioni) e in 122 milioni per il settore della raffinazione dei carburanti. Che tradotto in conseguenze per i consumatori significherà un ulteriore aumento del 2% sulla bolletta.

«E´ un piano coraggioso» ha commentato Pecoraro Scanio, sottolineando che «al G8 c’è stato un impegno comune per tagliare al 2050 fino all´ 80% di CO2, perché ormai siamo di fronte a un problema reale. Il clima - ha proseguito Pecoraro - sta già cambiando. Il mare salirà e ci saranno tante altre conseguenze. Bisogna capire che i nuovi piani delle infrastrutture ne dovranno tengano conto».

Verissimo, lo tsunami, che lunedì ha colpito l’isola di Giava sta lì a dimostrarlo, come se non bastassero i vari New Orleans, i continui tifoni che si abbattono regolamente sulle coste americane, l’altro e ben più disastroso tsunami di due natali fa, o per scendere un po’ più vicino a noi, i lenti (e quindi che fanno meno paura) processi di desertificazione delle regioni mediterranee, l’erosione continua delle coste, lo sgretolamento dei ghiacciai alpini...

Tutte cose dette e ridette. Come quelle sottolineate stamani dalle colonne del Sole 24 Ore da Emma Marcegaglia, vicepresidente di Confindustria: «Un piano capestro e che va assolutamente rivisto – dice – perché accettare queste quote significa chiudere gli impianti o comprare diritti, con un inevitabile impatto negativo sulla competitività».

Cosa vera e innegabile, esattamente come l’affermazione di Pecoraro Scanio: «Confindustria collaborerà - ha detto – perché anche loro sono esseri umani, sono sulla terra e respirano».

Intanto però Emma Marcegaglia ha sottolineato la grande contraddizione che sta vivendo l’Italia: un Dpef che punta alla crescita e alla competitività, e che dall’altra parte introduce misure che penalizzano ulteriormente gli imprenditori italiani, che già devono far fronte a costi dell’energia tra i più alti, rispetto agli altri Paesi europei.

Ognuno ha un po’ di verità, ma nessuno si sogna di incrociare queste verità e di prendere decisioni cogenti, e davvero coraggiose in quanto operative.

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