[12/07/2006] Rifiuti

Traffico illegale di rifiuti: a Gioia Tauro scoperta la punta di un iceberg

REGGIO CALABRIA. Per il presidente di Legambiente Calabria, Antonino Morabito, il maxi-sequestro di rifiuti nel porto di Gioia Tauro «è solo la punta di un iceberg». L’operazione «grande muraglia» ha portato al sequestro di 135 containers con dentro 1.570 tonnellate di metalli, 740 tonnellate di plastica, 700 tonnellate di carta, 150 tonnellate di contatori elettrici, 10 tonnellate di pezzi di automobili e pneumatici usati. Un sequestro che per Morabito «mette in evidenza quello che denuncia il rapporto ecomafie di Legambiente: la gravità di questo enorme giro d’affari». «Basti pensare – sottolinea – che solo per quel che riguarda la tecno-spazzatura da smaltire, le ultime stime dell’Unione europea parlano di 11 milioni di tonnellate annue».
In realtà, una direttiva europea recepita dall’Italia con un decreto che sarà operativo a fine anno impone un trattamento finalizzato al recupero dei materiali che compongono i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Eppure sono ancora molte le città, in Italia ma anche in Toscana, che conferiscono questi rifiuti a soggetti che non hanno gli impianti dotati delle tecnologie necessarie a trattare e recuperare questi oggetti giunti a fine vita.

Legambiente è anche preoccupata per il porto di Gioia Tauro, spesso al centro di indagini sulle rotte del mercato illegale di rifiuti che si sviluppano anche lungo direttrici che si credevano ormai abbandonate, come quelle verso l’Africa «In poche parole – spiega Morabito – alle richieste di particolari attenzioni verso un polo di scambio così importante come Gioia Tauro, sono state fino ad oggi, completamente disattese sia dalla regione che dal governo. E’ importante infatti che in un’area che muove così tante merci ci sia la possibilità di avere controlli più serrati per impedire alla criminalità organizzata di infiltrarsi nelle maglie delle movimentazioni». «I Servizi antifrode – ricorda Legambiente in una nota – hanno sequestrato in appena sei mesi, ottobre 2005-marzo 2006, ben 270 container in partenza da cinque porti italiani: Gioia Tauro, Venezia, Taranto, Salerno e Civitavecchia». La maggior parte dei rifiuti era diretta verso la Cina ma anche India e tre paesi africani: Nigeria, Senegal e Ghana.

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